Il giorno dopo il bando si è letto del primo ricorso, quello dell’Anief; l’associazione sindacale aveva individuato 8 punti, ma ne stava valutando altri, passibili di contestazione del Concorso, e aveva deciso di presentare domanda al Tar perché venisse fatta giustizia a riguardo, quindi sospeso o annullato il bando. Su questa onda lunga, che non è una semplice presa di posizione sindacale, ma è l’interpretazione del malcontento dilagante degli esclusi da questo concorso basato su un bando vecchio e contraddittorio, oggi si ha notizia di un secondo ricorso, ancora più imponente, promosso da Codacons e Associazione sindacale diritti della scuola.
Codacons e Associazione sindacale diritti della scuola sono stati coinvolti nel ricorso da un gruppo di 800 docenti laziali rimasti esclusi dal concorso “ingiustamente” e vista la loro condizione comune a tanti altri colleghi hanno deciso di intraprendere quella che di fatto è considerabile una class action, allargando il respiro del ricorso a tutti i docenti italiani. A dar man forte ai docenti ci si è messo il Codacons, che in una nota spiega come l’iniziativa legale “mira a far annullare i limiti previsti dal Bando di concorso, evidentemente illegittimi e frutto di eccesso di potere”. “Il Ministero dell’Istruzione, infatti, ha elaborato – sostiene il Codacons – un meccanismo ingiusto, fonte di disparità di trattamento e contraddittorio rispetto alla ratio che l’impianto normativo di accesso al pubblico impiego e all’insegnamento ha perseguito negli anni”.
La vera ingiustizia si perpetra ai danni dei candidati, secondo l‘Associazione, “nella parte in cui si pone come una barriera all’accesso a una prova selettiva e rimane del tutto sganciata e non correlata ad un attento esame della situazione normativa italiana”. Secondo il Codacons, verrebbero così violati gli articoli 3 e 97 della Costituzione, perché “si disattende il principio della imparzialità e non disparità di trattamento della pubblica amministrazione e quello di buona amministrazione e di uguaglianza, non essendo in alcun modo giustificabile la scelta operata dal legislatore nel senso di sistemare soltanto una categoria di laureati”.
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