Insomma, è stata dura ma alla fine anche i “diseredati” delle istituzioni ce l’hanno fatta: ancora qualche giorno di attesa e poi sarà per tutti, anche per gli ultimi arrivati, l’ora della “cuccagna”. Insediatasi a maggio 2008, infatti, la legislatura corrente sta per tagliare il traguardo dei 4 anni, 6 mesi e un giorno, cioè il minimo indispensabile per maturare il requisito al vitalizio.
Sarebbero 349, secondo i calcoli pubblicati da milanofinanza.it, i deputati e senatori che, nell’arco di pochissimi giorni, otterranno per la prima volta il bonus: 78 deputati e 37 senatori per il Pdl; 84 e 34 in seno al Pd; 36 e 12 per la Lega Nord; 12 e 7 per l’Italia dei valori; e poi, per i gruppi presenti solo alla Camera, Udc 6 deputati, Gruppo Misto 9, Popolo e Territorio 14, Futuro e Libertà 8.
Così, una bella fetta di onorevoli si prepara a fare posto nel proprio conto in banca: sono in arrivo 2486 euro lordi per le “matricole”, che diventano 4973 per chi è alla seconda legislatura e 7460 per chi siede negli scranni da almeno 15 anni. Naturalmente, al mese. Così, la folta schiera di parlamentari nominati, salita alle istituzioni per diktat delle segreterie in seguito alla legge Porcellum che aboliva le preferenze, potrà finalmente esultare per il traguardo raggiunto.
Un bel nugolo di creditori, i quali, c’è da credere, esulteranno in silenzio, stante gli scandali che sono via via scoppiati nelle Regioni negli ultimi, dal Lazio alla Sicilia, con il malaffare diffuso che caratterizzava la gestione dei fondi pubblici, gli stipendi d’oro dei consiglieri e il crescente malcontento verso la classe politica. Mentre dalle parti del governo si cerca di lanciare l’ennesimo salvagente ai partiti, con l’emanazione di una legge tagliasprechi ad hoc, l’arrivo del vitalizio non sarebbe certo lo spot migliore per un’élite in cerca di redenzione agli occhi dell’opinione pubblica.
C’è, poi, il governo dei “terzi”. Mario Monti e il suo plotone di tecnici d’ora in avanti farebbero meglio a stare in guardia: da quando il vitalizio sarà realtà, infatti, è facile che i parlamentari si sentiranno improvvisamente con le mani libere, avendo raggiunto l’obiettivo della rendita garantita. Una condizione che può aprire scenari imprevedibili nell’ultimo scorcio di legislatura, prima delle elezioni che daranno vita a un nuovo Parlamento, riazzerando, naturalmente, il contatore del vitalizio e aprendo un nuovo giro della giostra dei privilegi.
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