Amianto, avviata la mappatura in Italia: 99% ancora da smaltire

Redazione 19/09/12

Una prima mappatura dell’amianto presente in Italia è stata presentata in un incontro ad hoc tenutosi a Casale Monferrato (sede dei famigerati stabilimenti della Eternit) dal Ministro del lavoro Elsa Fornero assieme ai colleghi Corrado Clini del Ministero dell’ambiente e Renato Balduzzi del Ministero della salute. Quest’ultimo dicastero, in particolare, è titolare di uno studio sulla sempre spinosa “questione amianto” pubblicata sulla rivista “Quaderni della salute”.

Nella quindicesima edizione dei Quaderni è presente una prima e ancora parziale definizione dei siti “con significativo rischio di patologie asbesto-correlate”. I risultati definitivi dello studio sono attesi, verosimilmente, per la Conferenza di Venezia (22-24 novembre 2012), la II nazionale sull’amianto, a cui dovrebbero pervenire anche i contributi delle Regioni.

Sulla base di quanto fino ad oggi rilevato dal Ministero della salute per mezzo dei suoi osservatori epidemiologici, ad oggi sappiamo che nel nostro Paese – dove negli anni dal 1945 al 1992 si è fatto largo uso di amianto nelle costruzioni date le sue buone proprietà antincendio, come, del resto, in buona parte del mondo occidentale – vi sono 12 siti di interesse nazionale caratterizzati dalla presenza di amianto, accanto a 34.000 luoghi rubricati come pericolosi (secondo una scala di pericolosità: 373 di essi sono nella I classe, quella di maggior rischio). La novità dello studio è che non vengono individuati come luoghi a rischio solo quelli di produzione o di estrazione, come finora avvenuto. Al 2009 erano state bonificate circa 379.000 tonnellate di amianto-cemento (prevalentemente in appositi impianti situati in Germania), ma secondo lo studio sarebbero ancora ben 32 milioni le tonnellate presenti sul territorio, pari al 99% del totale prodotto in Italia.

La messa al bando dell’amianto in Italia (estrazione, produzione, importazione, esportazione e commercializzazione) e dei prodotti che lo contengono è stata presa nel 1992, ma dal 1945 fino ad allora vi è stato un consumo di 3,5 milioni tonnellate di amianto grezzo. Secondo le previsioni, il picco delle malattie e delle morti correlate all’amianto (causate soprattutto dall’asbetosi e dal mesotelioma pleurico) si avrà tra il 2015 ed il 2020, dato che il periodo di latenza delle fibre di amiato nell’organismo umano può essere anche di 30-40 anni. Il Ministro Balduzzi ha definito quella dell’amianto “un’emergenza nazionale”. 1.000 casi all’anno di tumori ai polmoni sono con ogni probabilità dovuti all’esposizioni a fibre e polveri di tale materiale. Se il 90% delle patologie è legato al luogo di lavoro (in particolare attività legate alla cantieristica navale, all’edilizia e all’industria del cemento-amianto), un 10% rimane influenzato dal luogo di residenza. La volatilità delle fibre di amianto, una volta che rimangono esposte agli agenti atmosferici in seguito a rotture o deterioramenti degli involucri nelle quali sono solitamente avvolte, può arrivare fino ad un raggio di 20 kilometri.

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