E’ quanto previsto nella bozza del nuovo regolamento della Camera dei deputati, che sarà votata domani dalla Giunta per il regolamento.
Non trova pertanto accoglienza la proposta del presidente Gianfranco Fini, di affidare i rendiconti dei gruppi parlamenti a società esterne. «Allo scopo di garantire la trasparenza e la correttezza nella gestione contabile e finanziaria, ciascun Gruppo si avvale di una società di revisione legale, che verifica nel corso dell’esercizio la regolare tenuta della contabilità e la corretta rilevazione dei fatti di gestione nelle scritture contabili», recitava la disposizione contenuta nell’ultima versione della bozza e cassata oggi dalla Giunta. Il principio che i gruppi hanno fatto valere per sopprimere il controllo esterno è stato quello dell’autogiurisdizione degli organi costituzionali, nota come “autodichia“
La modifica al regolamento si è resa necessaria al fine di garantire una maggiore trasparenza nell’uso dei fondi da parte dei gruppi parlamentari, dopo gli scandali dei mesi scorsi.
Il testo della bozza prevede che «entro trenta giorni dalla propria costituzione, ciascun Gruppo approva uno statuto», il quale «indica l’organo competente ad approvare il rendiconto e l’organo responsabile per la gestione amministrativa e contabile del Gruppo». Si afferma chiaramente anche che i “contributi” della Camera «sono destinati dai Gruppi esclusivamente agli scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare e alle funzioni di studio, editoria e comunicazione ad essa ricollegabili, nonché al fine di garantire il funzionamento degli organi e delle strutture dei Gruppi». Curiosa questa precisazione, dal momento che dovrebbe (in teoria) già essere così, e cioè che i Fondi non possono essere usati a scopi privati o estranei alle finalità parlamentari.
Il controllo sull’effettivo uso corretto dei fondi sarà effettuato dal collegio dei Questori, cioè i tre deputati di maggioranza e opposizione che sono a capo dell’Amministrazione di Montecitorio.
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