Non fa eccezione la riforma del lavoro, altrimenti nota con il nome di riforma Fornero, diventata legge dello Stato lo scorso 18 luglio, e inclusa nella norma 92/2012. Addirittura, alcune specifiche misure tuttora inevase richiedevano i testi attuativi non oltre metà agosto e, oggi, rischiano di restare lettera morta: tra queste, le novità introdotte in materia di congedo parentale.
Sono 350 in tutto i provvedimenti attuativi che dovranno essere emanati nelle prossime settimane, per non vanificare tutti gli sforzi prodotti nei palazzi della Capitale in questi mesi di governo tecnico e maggioranze allargate. Tra decreto salva-Italia, misure di liberalizzazione, spending review e decreto sviluppo, infatti, sono dunque ancora moltissime le norme ferme ai blocchi di partenza. Di questi 350 interventi, 34 sono quelli mancanti alla riforma del lavoro e riguardano materie di importanza capitale come gli ammortizzatori sociali, la nuova disciplina del tirocinio, o la delega per la democrazia d’impresa.
Gli unici decreti minsteriali per l’attuazione varati prima della pausa estiva, infatti, riguardano le specifiche sul lavoro a chiamata o intermittente e le indicazioni da seguire nel corso del periodo transitorio da un regime occupazionale all’altro. Per il resto, la riforma Fornero è ancora una perfetta incompiuta, veleggiando, pur nella sua mole importante, a metà strada tra la mera giurisprudenza e l’effetto concreto nella vita sociale.
All’appello, per cominciare, mancano i decreti attuativi sulle varie tipologie di contratto, in termini di stipula e di adozione. Ma non solo: tutto tace, ancora, sull’entrata in vigore dell’Aspi – assicurazione sociale per l’impiego – che andrà ad accorpare tutte le voci oggi sottintese alla voce “mobilità” e quanto non previsto nella Cig ordinaria. Quello dell’assicurazione sociale è anche uno dei punti cardine della revisione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, su cui principalmente l’intera riforma si fonda.
Per i lavoratori sprovvisti di Cassa integrazione guadagni, invece, sono ancora latitanti, poi, i provvedimenti di attuazione per i fondi di solidarietà, che necessiteranno di un periodo più lungo, almeno nove mesi tra la stesura di accordi collettivi tra le parti sociali e l’effettiva entrata in vigore nel recinto dell’Inps.
C’è poi, un ambito in cui il tempo massimo per la diffusione dei testi attuativi è già scaduto, senza che di questi si sia vista traccia: quello, fondamentale, dei congedi parentali, con misure quali il giorno di congedo obbligatorio per i padri nei primi cinque mesi di nascita del figlio, di cui si attende da tempo la realizzazione. Il margine per dare vita a questa integrazione al welfare scadeva il 18 agosto scorso, ma dagli uffici dei Ministeri non è uscita alcuna circolare in merito.
E non è finita: tra le riforme ancora col motore “in folle”, il decreto sviluppo è quella più arretrata di tutte: ultima a venire approvata, con la conversione in legge del 3 agosto scorso, è fisiologicamente anche quella più a corto di decreti attuativi: ne mancano 51 su 52. Tra questi, anche alcuni ritocchi alla riforma Fornero tutt’altro che irrilevanti: la rimodulazione delle aliquote contributive in termini di gestione separata Inps, le nuove misure di sostegno al reddito e le integrazioni sul diritto al lavoro dei disabili.
Insomma, oltre che guardare avanti, il governo Monti dovrebbe dare una sbirciatina alle proprie spalle, cercando di non mandare in fumo le riforme ritenute indispensabili per il Paese, prima tra tutte la disciplina dei rapporti di lavoro.
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