Come nelle migliori tradizioni italiche, tuttavia, i litiganti non sono solo due perché continuano a rimanere letteralmente in mezzo quei 180.000 precari che hanno vinto il celebre concorso del ’99. Questa schiera di “perduta gente” riceverà incarichi in ruolo per 22.000 posti, ai restanti sarà fornita generosamente la possibilità di concorrere per un posto, che spetta già loro di diritto, nuovamente. Il ministro serafico ricorda a tutti come l’insegnamento si strutturi in tre passaggi chiave ” il momento della laurea, il secondo è quello dell‘abilitazione, il terzo quello del concorso per ottenere un posto”, quello che altrettanto placidamente non ricorda è che ci sono molte persone in sospeso da oltre vent’anni, vincitori di concorso senza cattedre, sballottati come pacchi postali da una scuola ad un’altra e ogni anno incerti di quel che sarà il proprio futuro.
Siamo felici che per il ministro l’insegnante modello sia incarnato da ” persone capaci di stare nella scuola” e quindi capaci di “stimolare gli studenti e sapere alternare un’attività di docenti ad un’attività di discenti, cioè imparare continuamente” ma quello che urge adesso sono risposte e dichiarazioni diverse, non basta sapere che ci sarà un test preliminare per scremare il numero dei candidati e che, ad esso, seguirà una prova di approfondimento sulle conoscenze specifiche oltre ad una terza valutazione innovativa come quella basata sul cimentarsi del candidato nella realtà scolastica per testarne direttamente l’attitudine.
L’iter concorsuale ormai è noto, 3 prove appunto, ciò che non risulta chiaro, oltre ai requisiti di accesso sono i posti che i vincitori andranno a ricoprire, il ministro se vuole rassicurare il popolo studentesco dei futuri insegnanti, dovrà essere un po’ più chiaro di così.
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