I nuovi centri per la salute, a ben vedere, non saranno dei meri ambulatori, ma strutture polifunzionali rivolti a tutte le fasce d’età, dai neonati agli anziani. Nei propositi del governo, infatti, vi si troveranno a lavorare a contatto di gomito pediatri, infermieri, specialisti e medici generici, per completare un’offerta sanitaria a tutto tondo, in grado di rispondere alle esigenze di base dei cittadini. Importanza cruciale assumeranno anche le guardie mediche, una delle colonne individuate dal ministro Renato Balduzzi per garantire un presidio continuo dei possibili nuovi istituti.
L’idea del governo non è infatti quella di inaugurare l’ennesimo polo sanitario accessibile su richiesta dei cittadini, ma un centro dove le informazioni e le necessità mediche di ogni cittadino siano a completa conoscenza dei camici bianchi, di modo che saranno loro stessi a convocare i pazienti affetti da patologie croniche a fissare regolari controlli o analisi mediche. Obiettivo finale della riforma, infatti, sarebbe quello di alleggerire da ogni pronto soccorso la marea di codici bianchi che intasano le sale d’attesa e occupano il personale in dimensioni spesso spropositate rispetto alle reali emergenze. Saranno circa 20 i dottori inclusi nei nuovi centri per la salute, destinati a coprire una popolazione complessiva non inferiore alle 20mila unità.
Con la bozza di decreto elaborata dal ministro della Salute Balduzzi, trova spiegazione anche la marcia indietro delle Regioni sulle misure correttive della spending review. In un primo momento, infatti i governatori erano scesi a Roma in pompa magna, per protestare duramente contro i tagli del governo, destinati a ridurre di 7mila unità i posti letto, secondo i criteri aggiornati. Poi, improvvisamente, le resistenze erano state soffocate, forse in nome di un accordo che oggi pare finalmente prendere forma.
Spetterà infatti agli enti regionali organizzare la divisione delle competenze all’interno dei centri, una volta approvato il decreto. Per il momento, è specificato che a guidare ciascuno di questi istituti dovrà essere un medico di medicina generale, che prenderà il ruolo di coordinatore del centro, assumendo, dunque, una veste di tipo “manageriale” rispetto alle cure primarie da erogare nei confronti dei cittadini. Naturalmente, un ruolo importante sarà recitato dalle Asl, che si occuperanno dei fondi necessari alle strutture, in una sorta di “committenza” della salute di base.
Sempre sul versante medico-sanitario, però, il decreto del ministro Balduzzi ha fatto segnare un passo falso nella disciplina delle autorizzazioni all’attività sportiva. Queste, oggi vengono infatti concesse, per impegni non agonistici, come attestazioni del medico di famiglia di sana e robusta costituzione. Per qualche ora, è apparso nel decreto della salute un cambiamento di rotta, che deponeva nelle mani dei medici sportivi la facoltà di rendere idoneo uno sportivo – anche amatoriale – oppure no. Subito, si è scatenata la bufera, con la Federazione italiana dei medici di famiglia che ha stroncato la norma, la quale, comunque, è stata temporaneamente accantonata, ufficilamente in nome di un “refuso” nella stesura el testo.
La nebbia, con ogni probabilità, verrà diradata venerdì, quando verrà presentata in Consiglio dei ministri la versione finale del decreto Balduzzi, che verrà poi sottoposta al vaglio delle Camere di ritorno dalla pausa estiva.
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