Ad ogni modo prima di gridare al miracolo è bene andarci con i piedi di piombo e cercare di capire meglio quali sono gli scenari che si prospettano perché, in definitiva, l’unica cosa certa è che, dopo il 1999, tornerà ad esserci un concorso ma tanto di più non si sa. Ad esempio non si conoscono i criteri mediante i quali sarà consentito l’accesso al concorso, quindi non è chiaro se sia richiesta o meno l’abilitazione (e già questo sarebbe un discrimine degno di nota), non si conosce la scomoda posizione nella quale si troveranno coloro che hanno superato le prove del Tfa perché, per settembre, avranno già sostenuto anche la seconda prova del Tirocinio, come non è chiaro del resto come verranno ripartiti gli ex SSIS e tutti gli insegnanti, precari, che si trovano già nelle gradutorie.
La tavola, dunque, si preannuncia apparecchiata ma i commensali sono affamati e soprattutto sono numerosissimi. Tutte queste ombre, questi interrogativi pesanti che si accrescono con l’andare del tempo non aiutano a fugare dubbi e perplessità su una proposta che senz’altro è positiva, un concorso che crea posti di lavoro in tempo di crisi non può che essere positivo, ma bisogna vedere a che prezzo e soprattutto che posti di lavoro generi. Esiste la possibilità, grazie alle autonomie scolastiche, che vengano ritenuti posti vacanti e quindi da ricoprire anche “buchi” di poche ore che al momento sono colmati dai docenti interni agli istituti; quindi si potrebbero preannunciare situazioni paradossali in cui docenti, insegnanti che hanno già un incarico si vedano spostati altrove per ricoprire una mansione di una manciata di poche ore.
La pericolosa equazione che rischia di svilupparsi è meno ore e più professori, con una evidente frammentazione, stipendi più bassi e costi statali più alti. Oltre a questo provvedimento, di cui però, come detto, si attendono lumi sono state decise assunzioni anche per quanto concerne i dirigenti scolastici, i conservatori e le scuole di musica, ovviamente in misura minore. Il ministero non si è limitato a disporre solo nuove assunzioni, ha deciso una riforma di più ampio respiro generando un sistema di valutazione fondato sulla collaborazione di tre istituti: l’Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema di istruzione e formazione), che assume il coordinamento funzionale dell’intera procedura di valutazione; l’Indire (l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa), che sostiene le scuole nei piani di miglioramento; gli Ispettori, che collaborano nella fase di valutazione esterna delle scuole.
In realtà è una innovazione solo per l’Italia visto che in altri paesi come Inghilterra e Olanda è un sistema presente da oltre vent’anni, ma del resto da qualche parte bisogna pur cominciare. Il processo di crescita, fra molti chiaro scuri, è cominciato, presto sapremo anche dove condurrà il Paese e ancor di più i giovani che in questo processo ripongono le loro speranze per il futuro.
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