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Twitter, i followers si comprano – GQItalia.it
Inserisci l’account Twitter e il numero della carta credito. In pochi giorni vedrai il tuo seguito moltiplicato per tre, quattro, cinque … -
Si tratta di un fenomeno conosciuto da tempo dagli addetti ai lavori, ma che in Italia è stato portato all’attenzione dei più in seguito alla denuncia di Marco Camisani Calzolari e dalla sua ricerca sul ricorso a questa pratica da parte degli uomini politici italiani.
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Ho comprato 50.000 finti followers su a 20$. Sono a 58.000 in pochi giorni… Lascio a voi le conclusioni sul valore dei followers
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Caduto il “velo di Maya”, si è scoperto che politici (non solo italiani), aziende, sportivi e artisti ricorrono sempre più spesso a questa pratica pur di veder lievitare velocemente (e senza particolari sforzi) il numero dei propri follower. A prescindere dal fatto che l’acquisto di contatti sembra essere inutile se non – addirittura – controproducente (visto che è possibile verificarlo agevolmente), ci si comincia ad interrogare sui profili giuridici (violazione dei termini di servizio dei social media site, concorrenza sleale, ecc.) e, laddove il fenomeno è divenuto assai diffuso, addirittura sulle implicazioni religiose.
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Arabia Saudita, ”è peccato ‘acquistare’ falsi followers su Twitter per popolarità” – Adnkronos Esteri
Riad, 20 ago. (Adnkronos/Aki) – Acquistare pacchetti di falsi followers per aumentare la propria popolarità su Twitter è “peccato”. Lo ha… -
Se l’avvocato compra followers, commette illecito disciplinare?
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Visto che i social media sono sempre più diffusi tra i professionisti e, in particolare, tra gli avvocati, mi sono chiesto se – a prescindere dagli altri profili giuridici – l’acquisto di followers da parte di un collega o di uno studio legale costituisca illecito disciplinare. E l’ho chiesto ai miei contatti su Twitter.
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Conversazione con colleghi: “Un avvocato che compra “fake followers” su #Twitter commette illecito disciplinare?”
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Le risposte dei colleghi non si sono fatte attendere e sono sembrate decise nel senso di ritenere rilevante sotto il profilo disciplinare l’acquisto di followers da parte di un avvocato. Eccone alcune:
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@diritto2punto0 Per me, sì.
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@diritto2punto0 L’unico motivo per comprarli è farsi pubblicità, direi. A quel punto può considerarsi modalità scorretta per trovare clienti
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@morenaragone Peraltro non vedo perché un avvocato dovrebbe comprarsi followers se non per millantare seguito @diritto2punto0
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@EdoardoFerraro @diritto2punto0 @morenaragone e’ innegabile che sia una condotta in contrasto con la deontologia
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@diritto2punto0 @dimarcog @morenaragone Sottoscrivo, specie se collegato a social network professionali.
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@EdoardoFerraro @morenaragone @diritto2punto0 @dimarcog in sostanza paga (fingendo di non farlo) per creare reputation.È illecito xche falso
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Pur nella prosa sintetica imposta da Twitter, i diversi commenti richiamano alcune disposizioni del Codice Deontologico Forense che potrebbero ritenersi violate dall’acquisto di followers. In particolare, vengono in rilievo:
a) l’art. 17, comma 1, che prevede che “il contenuto e la forma dell’informazione (sull’attività professionale, ndr) devono essere coerenti con la finalità della tutela dell’affidamento della collettività e rispondere a criteri di trasparenza e veridicità“;
b) l’art. 5, comma 1, che dispone: “l’avvocato deve ispirare la propria condotta all’osservanza dei doveri di probità, dignità e decoro“;
c) l’art.19, comma 1, in base al quale “è vietata ogni condotta diretta all’acquisizione di rapporti di clientela a mezzo di agenzie o procacciatori o con modi non conformi alla correttezza e decoro“.Del resto, il Consigno Nazionale Forense si è già espresso sulla liceità dell’uso dei social networks da parte degli avvocati, ponendo già alcuni (forse troppo vaghi) paletti. Nel Parere n. 49/2011, reso dalla Commissione Consultiva in data 27.4.2011 (a seguito di quesito del COA di Verona), si osserva che“all’avvocato è evidentemente garantita sulla rete la più piena libertà di espressione e comunicazione, con l’eccezione di contegni che portino ad un’elusione del principio di correttezza dell’informazione, nonché alla violazione dei criteri di trasparenza e veridicità”.
Sempre nel citato Parere 27.4.11 si afferma che, nell’uso dei social networks, l’avvocato: – non deve diffondere contenuti ambigui o fuorvianti; – deve rispettare quanto previsto dall’art.17 del Codice Deontologico in relazione al pieno rispetto del principio di correttezza dell’informazione, nonché dei criteri di trasparenza e veridicità;- deve rispettare la dignità e il decoro della professione, il che comporta non assumere i connotati della pubblicità ingannevole, elogiativa o comparativa. -
Non si tratta solo di un’ipotesi
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Mentre, in tanti, credevano che la discussione fosse meramente accademica, due tweet hanno rivelato che ci sono già avvocati che hanno fatto ricorso all’acquisto di fake followers.
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@EdoardoFerraro @diritto2punto0 ma soprattutto, amici avvocati, se lo conoscessi sarei obbligato a segnalarvene uno? 🙂
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@EdoardoFerraro @diritto2punto0 io conosco chi l’ha fatto, e non certo per millantare 🙂 Secondo me non regge…
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Ecco come appare la curva di crescita di uno degli utenti in questione: si nota in modo evidente il picco registrato in corrispondenza dell’acquisto di un “pacchetto” di qualche migliaio di followers.Il candidato commenti la curiosa curva di crescita degli utenti di questo account #Twitter. E il conseguente crollo… http://pic.twitter.com/94w3baDK
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A questo punto la domanda da porsi è: ci possono essere motivazioni diverse da quelle “reputazionali” che spingono all’acquisto di followers? Qualcuno, ad esempio, sostiene che l’acquisto potrebbe essere ricondotto a motivi di studio del fenomeno. Ma la tesi non convince.
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@morenaragone @EdoardoFerraro non mi convince: lo studio si fa con un “fake account”,mica con quello che si usa per lavoro 😉
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E poi, l’esperimento – per essere tale – dovrebbe essere dichiarato; ma, ad oggi, non mi risulta che nessun collega lo abbia fatto.
Insomma, non se ne esce. Esiste una sola motivazione plausibile per l’acquisto di followers: quella di apparire seguito da tanti e, quindi, valido, importante e influente.
Piuttosto fantasiosa (per ora) è l’ipotesi di un acquisto effettuato da terzi al solo fine di gettare discredito sul professionista titolare del profilo Twitter. In tal caso, infatti, l’avvocato potrebbe immediatamente rendersene conto (centinaia o migliaia di followers non possono passare inosservati), rendere pubblico e denunciare tempestivamente l’accaduto.
La questione da sciogliere, quindi, è solo quella relativa alla rilevanza disciplinare di questo comportamento. E c’è già chi chiede linee guida per la presenza social degli avvocati. -
@EdoardoFerraro @diritto2punto0 @dimarcog ma servono linee guida, troppo spazio all’interpretazione 🙂
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Ebbene, certamente è auspicabile che il Consiglio Nazionale Forense adotti un documento di questo tipo, così come è successo in altri Paesi del mondo. Ma, e lo conferma questa conversazione, l’acquisto di followers non potrebbe mai rientrare tra le pratiche consigliate.
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