Il dato di agosto, peraltro, si inserisce nel solco di un’estate cominciata male: già a giugno si registrava una diminuzione delle partenze su base annua del 21,5% (passando dagli 8,4 milioni del 2011 a 6,6 milioni), luglio vedeva un calo del 13% (con 10,9 milioni di partenze), mentre si stima per settembre un nuovo crollo del 27,7%, a 3,6 milioni.
Il Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, osserva come “a memoria statistica non si era mai visto un calo così generalizzato e devastante di uno dei settori che potrebbe, se opportunamente supportato, rappresentare il primo volano per la ripresa economica del Paese”. Stando ai numeri, saranno quasi 6 italiani su 10 a rimanere a casa durante i quattro mesi estivi, pari al 55,3% della popolazione (tra maggiorenni e minorenni). In lieve calo anche la spesa media per chi, comunque, è già partito o partirà per le vacanze (circa 27 milioni di persone): tra vitto, alloggio, divertimenti e spese per il viaggio, sarà di 741 euro (776 nel 2011). Il mare si conferma la meta (estiva) preferita (68%), seguita dalla montagna (15,6%), dalle città d’arte (12%) e, infine, dalle località termali (4,2%).
Sale, significativamente, il numero di coloro che rinunciano alle vacanze per motivi economici: oggi sono il 51,6%, rispetto al 42,8% del 2011, segno di un peggioramento della crisi nell’ultimo anno (ricordiamo che proprio tra il luglio e l’agosto del 2011 si scatenava la tempesta finanziaria sul nostro Paese, portando lo spread a livelli mai raggiunti prima e a cui ormai siamo, purtroppo, tristemente abituati).
Bocca ha chiesto al Governo di avviare lo stato di crisi per il settore turistico, spiegano che, al momento questo sia l’“unico strumento tecnico-giuridico per mettere in moto, auspichiamo, quella scossa indispensabile per definire mezzi e misure dei quali il turismo non può più fare a meno”.
Il turismo rappresenta una delle prime ricchezze dell’Italia, se non addirittura la prima in assoluto. Un aiuto momentaneo al settore, accompagnato da una politica che lo valorizzi nel medio-lungo termine, può scongiurare o almeno ridurre la tendenza recessiva caratterizzata dal ripiegamento dell’economia italiana su sé stessa.
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