La “gente cattiva” di cui sarebbero pieni i social network, francamente, è una pia illusione almeno quanto quella buona. Non mi si fraintenda: credo che la potenza di un ‘invio’, sull’emozione di un attimo, da condividere con il mondo intero o comunque con la porzione individuale del nostro mondo – perché questo sono i social network – sia qualcosa di eccezionale, invenzione rivoluzionaria che tutto intende connettere, 24 ore al giorno, senza ferie ne confini, senza senso del denaro o della latitudine, e con possibilità di fonti informative infinite, tanto che nel mio lavoro mi capita spesso di ‘approvigionarmi’ (di notizie) proprio su Facebook, Twitter, Linkedin e gli altri, senza dover aspettare che l’Ansa sputi una notizia o dover telefonare al numero giusto di turno.
Però il vaso di Pandora contenente le speranze che i social network si permettano di unire o dividere le persone è meglio lasciarlo chiuso, onde evitare disillusioni cocenti. Iscrivendosi, l’individuo sceglie di condividere tutto: in alcuni casi con chi più preferisce, in altri con tutti perché se postano una foto o un commento Alex Del Piero o il qualunque sig. Verdi, i caratteri e i bit sono magari uguali ma la risonanza è diversa. E allora, inevitabilmente, le Olimpiadi di Londra, tra squalifiche per tweet razzisti – la greca Vuola Papachristou prima, Michel Morganella poi – e tweet omofobi, tirano una linea netta spiegando all’Universo che parlare al bar è una cosa, scrivere sopra la rete un’altra. Qui si va a toccare il buonsenso, l’onestà intellettuale e l’educazione: valori che, francamente, non c’entrano nulla con Internet, cinguetii, condivisioni, foto più o meno ritoccate e live cams.
Il punto, o meglio la differenza, è che un regolamente unisono, una sorta di legge dei social network può permettersi di toccare la privacy e ovviamente il senso del decoro, ma non può evitare lo ‘scontro diretto’ tra soggetti, motivo per il quale i social sono stati inventati. Ne per unire, ne per dividere. Che poi, dopo una serie di delusioni olimpiche con commenti a caldo sotto i quali c’è la possibilità di rispondere, lo facciano, è un altro discorso. Solo una logica conseguenza. Non una questione di buoni o di cattivi, ma solo di causa-effetto. A chi non piace, ci sono sempre i parchi, le spiagge, i parchi sconfinati. Sempre che nell’era del web 2.0 non ci sia un wifi nei paraggi…
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