Le Commissioni del Senato stavolta non hanno trattenuto il testo del decreto sviluppo lasciandolo indenne all’esame della Camera alta. Mercoledì scorso, il provvedimento, disegno di legge contenente misure urgenti per la crescita, aveva superato lo scoglio di Montecitorio con 382 voti favorevoli, 68 contrari e 4 astenuti. Il trend dovrebbe essere confermato a stretto giro in Senato, con un ampio via libera da parte della maggioranza e le sole voci discordanti dai gruppi di Lega nord e Italia dei valori.
Il pacchetto di riforme inserite nel decreto sviluppo, secondo gli auspici del governo, dovrebbe generare uno scossone all’economia di circa 80 miliardi di euro. La “cura ricostituente” dovrebbe incidere su una pluralità di settori chiave, alcuni dei quali in ginocchio negli ultimi mesi per via della crisi economica e degli investimenti colati a picco. Il decreto include prevede anche aiuti immediati per le popolazioni colpite per i terremoti di Emilia e Abruzzo, dove viene chiusa la gestione emergenziale per il 31 agosto prossimo, a 40 mesi dal tragico evento. Nel testo, inoltre, vengono messe a regime anche semplificazioni amministrative come il potenziamento dello Sportello Unico per l’edilizia o gli incentivi alle energie rinnovabili.
E proprio nel settore della green economy, è arrivato un distinguo da parte del Servizio Bilancio del Senato, che ha analizzato il rapporto costi-benefici del pacchetto crescita. Secondo i “ragionieri” di palazzo Madama, infatti, gli stanziamenti per dare impulso all’industria delle auto elettriche sarebbero di bassa incisività, essendo prevista l’erogazione di 50 milioni di euro. La cifra potrebbe portare, secondo i calcoli, all’acquisto di 35mila nuovi veicoli, che sposterebbero di poco la soglia annuale di oltre 1,7 milioni. Insomma, la richiesta va nella direzione di incrementare gli aiuti per le auto ecologiche, se davvero si vuole spingere per la loro diffusione.
Sul comparto edilizio, invece, il Servizio bilancio ha poi sottolineato come la proroga fino al 30 giugno 2013 della detrazione Irpef per ristrutturazioni e una maggiore sostenibilità energetica degli edifici finisca per pompare nelle casse statali meno risorse di quelle messe in preventivo. Allo stesso modo, non convincono anche le nuove aliquote per i project bond, con tasso di agevolazione spostato al 12,5% dal 20% che, però, secondo gli addetti al bilancio del Senato, avrebbe come unico effetto quello di un minor incasso erariale per lo Stato.
Possibile che, su questi argomenti, vengano portati piccoli correttivi in sede di discussione. A procedere speditamente è invece la riforma del filtro in appello, nonostante le contestazioni avanzate da alcune voci dell’universo giustizia. La novità di introdurre un criterio di ammissibilità per le impugnazioni, dovrebbe ridurre il carico dei ricorsi in secondo grado, secondo il governo – e il Csm – il vero fardello della giustizia italiana. Salvo colpi di scena dell’ultimo secondo, insomma, il filtro in appello passerà.
Francesco Maltoni
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