Una delle principali paure in merito al Tfa era proprio il fatto che si potesse rivelare un quiz da gioco televisivo, con domande impossibili che rischiavano di premiare il più becero nozionismo, che per carità, non è necessariamente un male ma non è nemmeno lo strumento su cui si deve fondare un insegnante, e, d’altra parte, di penalizzare i processi cognitivi, intuitivi e di elaborazione che dovrebbero essere propri di un insegnante e che, di più, sono quegli elementi che lo rendono un buon insegnante.
I numeri parlano chiaro, è stata una vera e propria strage, tutti quelli che hanno fatto l’università hanno avuto un compagno di corso che sosteneva “il prof. è cattivo boccia tutti”, questa volta quel compagno non si sbagliava poi di tanto, in atenei importanti e molto frequentati come Milano, Cagliari, Sassari, Urbino e Trento zero promossi; discorso identico vale alla Lumsa, alla UniCal e a Cassino. A Torino sono passati in 9 su 112. A Firenze 6 su 187. A Padova 8 su 148. Numeri angoscianti, che incoraggiano il gioco d’azzardo più che la voglia di riuscire in quello che si è studiato con tanta fatica e a lungo, con queste percentuali il superenalotto è certamente una alternativa valida alla carriera dell’insegnamento.
Fuor di ironia, va fatto un plauso a quei pochi che hanno superato con merito l’esame, ma va denunciato il fatto che il Tfa strutturato in questa maniera rischia di rivelarsi una truffa. Sono 100 gli euro che bisogna pagare per potervi partecipare , questo vale indiscriminatamente per laureati senza alcuna esperienza o che hanno già alle spalle svariati anni di lavoro; il fatto di equiparare persone con carriere così diverse è già un errore di fondo ed è ancora peggio richiedere loro di misurare la propria conoscenza con un metodo nozionistico che ha la sola funzionalità di defraudare le certezze degli studenti e di privarli di quel futuro per cui tanto hanno studiato.
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