Ha visto la luce – e l’espressione è particolarmente felice, perché di una vera e propria ‘nascita’ si è trattato – la prima legge regionale che vede, insieme, software libero e open data.
Tra una battuta e l’altra del Presidente Introna (“Open government? Ma non possiamo scriverlo in italiano, almeno finché l’Europa non ci condannerà a parlare in inglese?” – si, nel testo si parla anche di open government, n.d.a.), tutti e 48 i consiglieri presenti hanno votato per la sua approvazione; immediatamente prima, un pugno di emendamenti trasversali, tutti approvati all’unanimità, avevano già spiegato il favore bipartisan nei confronti del testo.
“Norme sul software libero, accessibilità di dati e documenti ed hardware documentato“, il testo approvato, che, in 21 articoli, pone una serie di disposizioni fondamentali tali da cambiare, in prospettiva futura, il rapporto tra i cittadini e l’amministrazione regionale.
L’assessore Nicola Fratoianni – delega all’Innovazione all’interno della Giunta Vendola – visibilmente orgoglioso, ha ringraziato tutti per il lavoro svolto e per l’appoggio al testo, senza dimenticare la “comunità del Software Libero”, grazie al cui operato “è stato possibile l’incontro con una rete larga e partecipata”.
Sottolineando come la legge approvata rappresenti, nel settore, l’esempio più avanzato reperibile tra le amministrazioni regionali, ha chiarito – cito – “una cosa fondamentale: da oggi tutti i cittadini hanno il diritto di vedere cosa c’è dietro un software, come funziona, di conoscere i dati, l’attività dell’Amministrazione”, ed ha evidenziato come la legge appena approvata non possa essere considerata una ‘legge bandiera‘, ma come, al contrario, essa preveda strumenti concreti di attuazione.
Il contenuto della legge riassume quelli del disegno di legge 15 giugno 2011, n. 20, e la proposta, parzialmente analoga, presentata dal Consigliere Decaro per il Partito Democratico.
All’interno, la realizzazione concreta del diritto dei cittadini ad accedere, in condizioni di eguaglianza, a tutte le informazioni e ai servizi forniti dalla Pubblica Amministrazione mediante sistemi informatici: in tale prospettiva si colloca la scelta della Regione, nel rispetto della normativa statale in materia di informatizzazione della Pubblica Amministrazione, di favorire il pluralismo informatico attraverso la diffusione e l’utilizzazione del software libero, garantire l’accesso e la libertà di scelta nella realizzazione di piattaforme informatiche e favorire l’eliminazione di ogni barriera dovuta all’uso di standard non aperti.
Molti gli aspetti specifici affrontati, che vanno dall’introduzione del software libero nella Pubblica Amministrazione regionale, al rapporto con l’istruzione scolastica, passando per l’incentivazione all’uso del software libero nelle imprese.
Fondamentale – ed encomiabile – la scelta dell’opendata, prevista nell’articolo 6, “riutilizzo dei documenti e dei dati pubblici”, ossia di aprire all’esterno il patrimonio informativo regionale, in formato aperto, e con licenze che “devono consentire la più ampia e libera utilizzazione gratuita, anche per fini commerciali e con finalità di lucro”.
Expressis verbis.
Tre gli elementi evidenziati:
1. i costi: la scelta del software libero, in prospettiva, costituisce una soluzione per attuare anche un risparmio di spesa, preliminarmente quantificato in un 15-20% della spesa relativa, fondamentale anche nell’ottica della spending review;
2. la scelta: la Puglia sceglie il software libero come “orizzonte a cui tendere”, anche dal punto di vista dell’efficacia delle dotazioni software, dal momento che il software libero consente migliori e maggiori adattamenti del prodotto anche in corso d’opera;
3. la partecipazione: il software libero consente “di implementare ed attivare meccanismi di partecipazione allargata degli spazi democratici”, da cui anche un maggior controllo nelle scelte operate.
Tra le disposizioni a mio avviso più interessanti:
l’articolo 7, comma 1, che prevede, in linea con le premesse di cui alla legge ‘Stanca’ 4/2004, che “tutti i servizi ed i siti telematici messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione regionale devono rispettare rigorosi criteri atti a favorire i massimi livelli di accessibilità per i diversamente abili”;
l’articolo 14, comma 2, che all’interno delle disposizioni sulla “cittadinanza attiva” introduce il diritto per cittadini ed imprese “a richiedere ed ottenere da parte degli enti di cui all’articolo 2 il pieno rispetto delle disposizioni della presente legge”;
l’articolo 17, che istituisce la ‘comunità di pratica‘, “aperta alle Università e al partenariato economico e sociale, che favorisca lo sviluppo della digitalizzazione attraverso l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in tutte le attività al fine di superare le barriere interne all’introduzione dell’e-business, nelle imprese e nelle amministrazioni pubbliche”.
Di quest’ultima, in particolare, l’Assessore Fratoianni sottolinea la qualità di “spazio pubblico, dove università, associazioni, singoli cittadini possono in qualche modo confrontarsi, e dove costruire reti di aggiornamento, studio, implementazione, ricerca, tutoraggio, sostegno. Credo che questo rappresenti un punto importante, sul quale misurare anche la qualità di una partecipazione democratica”.
Per il dettaglio dell’articolato, rimando al testo, che è già visionabile – al momento nella versione entrata in Assemblea, quindi senza gli emendamenti proposti ed approvati prima della discussione ed approvazione del testo definitivo – sul sito del Consiglio Regionale.
Un amico stamattina mi ha chiesto: “e ora cosa succede col software libero, in pratica?”.
“Partecipazione, opendata, governo aperto….cose come la democrazia”, gli ho risposto.
Sarò un’inguaribile idealista, è vero: ma oggi la mia Regione mi da un motivo in più per continuare ad esserlo.
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