Tra le misure contenute nel decreto della spending review, il comparto farmaceutico accusa un calo del tetto di spesa per ente territoriale, portato dal 13,3% all’11,5%. Sale, al contrario, il tetto della spesa ospedaliera, spostato al 34,2% dal 2,4%. Ma ciò che, probabilmente, ha fatto infuriare i farmacisti è il meccanismo di copertura dei costi che interverrà nel caso di sfondamento dei suddetti limiti: l’onere peserà, infatti, sull’intera filiera del farmaco, dispensando in toto il soggetto pubblico. Qualora, invece, fosse una farmacia ospedaliera a oltrepassare l’asticella, le Regioni contribuiranno per un saldo pari al 50% della spesa complessiva in eccedenza.
Previste riduzioni anche sul budget per l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati. Un quadro che, secondo i dati di Federfarma, porta a 20mila i posti a rischio nelle farmacie. Eppure, non tutti la pensano allo stesso modo, soprattutto chi monitora i margini di profitto dei professionisti del farmaco e le possibilità economiche delle famiglie italiane.
E’ il caso, ad esempio, del Codacons, che ha proposto di introdurre i saldi estivi anche nelle farmacie, come in tutti gli altri normali esercizi commerciali. La proposta dell’associazione intende fornire un sostegno per le famiglie italiane, attanagliate dalla crisi economica: “Far risparmiare gli italiani e il paese nel settore della sanità è possibile – spiega il presidente della nota associazione dei consumatori – basta convincere farmacisti e industrie farmaceutiche a rinunciare a una parte dei loro guadagni, e scontare i medicinali venduti al pubblico. Come noto la spesa relativa all’acquisto di farmaci incide in modo pesante sui bilanci delle famiglie, specie quelle dove sono presenti anziani. Invitiamo i farmacisti di tutta Italia ad applicare sconti sui medicinali di uso comune, e le industrie farmaceutiche a ridurre i prezzi alla fonte, rinunciando a parte dei loro guadagni”.
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