Secondo i Giudici francesi, richiesti di intervenire da una società che aveva scoperto che un proprio concorrente aveva pubblicato sul proprio sito delle condizioni generali di vendita identiche alle proprie senza neppure preoccuparsi di modificarle in alcuni passaggi non comuni, l’utilizzo delle altrui condizioni generali sul proprio sito internet costituirebbe – per l’imprenditore che pone in essere la condotta – un atto di concorrenza sleale parassitaria.
Quest’ultimo, infatti, si approfitterebbe di un investimento del concorrente per intraprendere la propria attività commerciale, risparmiando sui relativi costi.
Le condizioni generali, inoltre, conterrebbero elementi di esperienza e know how dell’imprenditore che le adotta.
In assenza di prova sul quantum del pregiudizio sofferto dal gestore del sito che si era visto copiare le condizioni generali di vendita, i Giudici hanno condannato il “copione” ha risarcire al concorrente 1000 euro.
Va da sé, inoltre, che, ora, l’imprenditore vittima della sindrome del cut&paste, dovrà anche farsi riscrivere delle nuove condizioni generali.
Copiare online quanto necessario a lanciare un sito internet è incredibilmente facile e talvolta si ha la persuasione che farlo sia pratico, utile e legittimo.
I Giudici francesi hanno ora chiarito che, certamente, non è lecito ma, probabilmente – a ben guardare – non è neppure utile giacché, nonostante l’apparenza, è difficile che esistano condizioni generali valide per tutte le stagioni e, spesso, l’insidia si nasconde nel dettaglio e viene alla luce a distanza di milioni di click da quello originario con il quale si sono pubblicate online le “condizioni pirata”.
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