Prima di tutto, spariranno dalla geografia della giustizia italiana le 220 sedi distaccate: un onere non più sopportabile per le casse statali. Ma, in linea con la filosofia generale della spending review 2012, si alternano i tagli con l’ascia a quelli con il bisturi. Ecco, dunque, che in merito a tribunali e Procure si è preferita la linea dell’accorpamento, novità che riguarda 37 aule e 38 palazzi di giustizia. Forse, però, la mazzata peggiore arriva per i giudici di pace, che vedranno ridurre le loro schiere di ben 674 unità.
Senza mezzi termini, il Guardasigilli loda la mini-riforma descrivendola “una svolta epocale che cambia la geografia giudiziaria del Paese, ferma – ha spiegato la Severino – all’Unità d’Italia, quando si girava in carrozza e non in alta velocità”. Insomma, un sistema più al passo coi tempi: la giustizia italiana non può sottrarsi al bisogno di maggior efficienza che la spending review richiede a tutti i settori. “Bisogna evitare sia i tribunali troppo piccoli che quelli troppo grandi, poiché entrambi hanno bassa produttività”, ha continuato il ministro.
Il ministro ha poi spiegato che i tagli nella giustizia non vanno intesi strettamente come un episodio della spending review, ma in scia alla delega già conferita dal precedente governo Berlusconi, per mettere sul tavolo un “restyling” del sistema giustizia, in particolare di quei centri ritenuti ormai superflui.
Rimangono, tuttavia, le eccezioni: ad esempio, in zone esposte ai reati della criminalità organizzata, non verranno accorpati i tribunali con numero di magistrati tra 20 e 28, per evitare rischi e disagi nel trasporto. “Con questo provvedimento – nota comunque il ministro – risparmieremo su circa mille edifici e sulla loro manutenzione. Il denaro che resterà nelle casse statali, in totale, arriverà a circa 2.889.597 euro per il 2012, 17.337.581 per il 2013 e 31.358.999 per il 2014″. Un totale di oltre 50 milioni in meno di tre anni.
Cifre tonde, come la casella vuota alla voce esuberi: “I dipendenti amministrativi e i magistrati – ha infatti assicurato il ministro – saranno tutti redistribuiti sul territorio”.
La riforma, specifica un comunicato del Ministero di Giustizia, avrebbe potuto essere più corposa, ma l’impossibilità di intervenire sui capoluoghi di provincia, e l’inderogabilità della “regola del tre“, che prevede un numero non inferiore a tre tribunali e Procure per ogni distretto di Corte d’Appello, hanno limitato le sforbiciate del governo.
Leggi il decreto “tribunalini”
Leggi lo speciale di Leggioggi.it sulla spending review
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