Decisivo, a questo punto, sarà l’incontro tra i Ministri ed il Presidente del Consiglio Mario Monti, che proprio ieri a Bruxelles (forte anche del buon risultato del gettito Imu) ha ribadito come l’Italia non necessita di una nuova manovra correttiva nel 2012 per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Servono, dunque, risparmi più incisivi, cui ogni Ministero è chiamato a dare il proprio contributo. Il vertice Premier-Ministri, tuttavia, inizialmente previsto per domani sera, probabilmente slitterà per la decisione di Monti di essere presente a Kiev per la finalissima degli Europei tra Italia e Spagna. Confermati per lunedi mattina, invece, gli incontri Governo-Parti sociali (con i sindacati pronti a dare battaglia) e Governo-Regioni.
Rimane aperta anche l’ipotesi di “spalmare” la manovra su 3 anni, dato che l’aumento Iva è in agenda anche per il 2013 (l’aliquota dovrebbe continuare a salire dal 23 al 23,5%) ed una sua sterilizzazione avrebbe un costo di oltre 13 miliardi. In quest’ultimo caso, sarebbero ben 30 i miliardi da raccogliere attraverso i risparmi e le minori spese entro il 2014.
Saranno quattro le principali aree di intervento del decreto sulla Spending Review:
1) Razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi (risparmi complessivi: tra i 4 ed i 6 miliardi). Capitolo particolarmente scottante, che riguarda tutte le Pubbliche Amministrazioni ed in primo luogo la Sanità, con un braccio di ferro in corso tra Bondi ed il Ministro della salute Renato Balduzzi. Dovrebbe esserci una riduzione del 13,2% rispetto al tetto attuale nella spesa per i medicinali da parte di Asl ed ospedali, per risparmi di 1,5 miliardi.
2) Pubblico impiego. In questo campo sono previsti un mix di interventi concordati tra il Tesoro ed il Ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi. Previsto il taglio dei buoni pasto da 7,5 a 5 euro al giorno, possibile (ma solo come extrema ratio) un rinvio del pagamento della tredicesima a gennaio 2013. Inoltre, ci sarà la “potatura” della pianta organica, con tagli del 20% dei dirigenti di primo livello, del 10% di quelli di secondo livello e del 5% per tutto il resto del personale. In totale 10.000 i dipendenti pubblici che potrebbero essere interessati da procedure di mobilità: chi non accetterà spostamenti da un ufficio all’altro all’interno della Regione di appartenenza andrà in cassa integrazione per 2 anni con l’80% della retribuzione per passare infine a 8 mesi della nuova assicurazione Aspi. Potrebbe infine essere previsto anche uno “scivolo” per accompagnare un maggior numero di lavoratori del settore pubblico verso la pensione anticipata: una deroga alla Riforma Fornero sulle pensioni permetterebbe di mandare in pensione con le vecchie regole del sistema retributivo anche chi ha maturato i requisiti nei primi mesi del 2012. Con l’auspicio di non creare nuovi esodati.
3) Riorganizzazione delle Province, dei Tribunali e delle Prefetture. L’idea per quanto riguarda il livello intermedio di governo tra Comuni e Regioni è quella di mantenere 42 Province, procedendo ad accorpamenti sulla base del numero di Comuni, superficie e popolazione. Ma vi sono anche altre ipotesi sul terreno, come quella di portare le Province a circa 60 ed inglobando le 10 Città metropolitane. Su tutto pende la scure della Corte Costituzionale, che per fine 2012 si pronuncerà sui tagli agli Enti intermedi previsti nel “Salva Italia”, con la possibilità che le Province vincano il ricorso.
Tagli sono previsti inoltre per i cosiddetti “Tribunalini” e per le Prefetture, che sarebbero eliminate dove scomparissero anche le Province.
4) Società pubbliche. La quarta direttrice d’intervento della Spending Review prenderà di mira le Società pubbliche e quelle partecipate, di piccole dimensioni, dagli Enti locali. Per le grandi Società pubbliche non quotate (in primis Ferrovie delle Stato e Poste italiane) si punterebbe ad una diminuzione dei membri dei Consigli di Amministrazione. Nel secondo caso si andrebbero a colpire i “doppioni” delle 3.127 società partecipate, enti strumentali e consorzi create Regioni, Province e Comuni. A questo riguardo, è stata la stessa Upi (Unione delle Province italiane) a segnalare l’esistenza di queste società, spesso create dal niente solo per soddisfare esigenze di spartizione di potere a livello locale. Il loro costo per l’Italia sarebbe complessivamente di circa 7 miliardi l’anno, 2 per i soli Consigli di Amministrazione. Sarebbe bene iniziare da qui a trovare i soldi, a cominciare da quelli per i terremotati dell’Emilia.
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