Fatto sta che il tempo stringe. L’economia spagnola vale, per dimensioni, più del doppio di quelle degli altri tre Stati Ue (Grecia, Portogallo ed Irlanda) per il quali già è stato necessario la predisposizione di un piano europeo di aiuti. Un eventuale contagio della Spagna potrebbe significare il colpo di grazia per l’intero progetto di unificazione europea. Anche il Presidente della Commissione, Barroso, sostiene risolutamente l’idea – senza modificare lo status della Bce – di un’“Unione bancaria” con un sistema di supervisione unico a livello Ue, una garanzia comune dei depositi bancari e l’intervento diretto dell’Efsf (che si trasformerà già a partire dal luglio 2012 nel più potente Esm, European Stability Mechanism) nel salvataggio delle banche dei Paesi membri.
Arrivati a questo punto, forse, sarebbe bene che ognuno rinunciasse a qualcosa, inclusa la Germania. Senza dimenticare che l’origine dell’attuale crisi finanziaria, esplosa nel 2007-2008 (e le cui radici risalgono almeno agli anni’80), non è europea, ma va ricercata Oltreoceano, e più precisamente a Wall Street.
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