Sono alcune delle novità emerse ieri dagli emendamenti alla riforma del lavoro presentati in Commissione lavoro del Senato, modifiche che arrivano proprio nel giorno scelto dalla CGIL per manifestare in tutta Italia contro la precarietà. Settanta piazze, da nord a sud, per dire che l’unico taglio giusto, è quello alla precarietà.
In attesa che la riforma arrivi nell’aula di Palazzo Madama, sono sedici gli emendamenti presentati in Commissione lavoro, dai contratti all’art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Ma le novità principali riguardano i precari: arriva un salario base per i co.co.pro (collaboratori a progetto), e viene rafforzata l’indennità di disoccupazione una tantum legata ai mesi di effettivo lavoro. Si parte con una fase sperimentale di tre anni e si allunga da sei mesi ad un anno la durata del primo contratto a termine senza l’indicazione della causale, cioè dei motivi che lo rendono necessario.
Si riducono inoltre i giorni di stop obbligatorio tra un contratto e l’altro. Si ammorbidisce anche la stretta sulle finte partite iva che nascondono in realtà rapporti subordinati: se il reddito annuo lordo è di almeno 18mila euro non sono considerate fasulle.
Norme più morbide anche sul lavoro a chiamata e sull’apprendistato. Infine alcune regole che ci avvicinano al famigerato modello tedesco: ovvero la compartecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa e la possibilità di partecipare ai consigli di sorveglianza in fabbrica.
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