Si può fare. Si deve fare. E’ successo. A Calalzo di Cadore in provincia di Belluno, dove il sindaco De Carlo ha deciso, con un atto innegabilmente provocatorio, altamente simbolico, ma non per questo meno importante, di “licenziare” Equitalia e di affidare la riscossione dei crediti del Comune alla locale Comunità Montana Valbelluna.
Tutto lecito. Tutto legittimo.
La delibera comunale, approvata nel novembre scorso, poggia su normative che danno potere agli enti locali di attivare la riscossione crediti secondo modalità proprie che velocizzino le operazione. Tra queste, la legge 166/2011 che stabilisce che i Comuni possano non servirsi della società creata da Agenzia delle entrate e Inps per la riscossione nazionale dei tributi. Tuttavia nessuna amministrazione si è mai mossa in tal senso, anche perché, parliamoci chiaro, il fatto che ci pensi Equitalia a fare il lavoro sporco fa comodo un po’ a tutti gli amministratori, tranne ai cittadini, è chiaro.
Già alla fine del 2010, in base al decreto legislativo 446 del 1997 e alla legge 338 del 2000, il sindaco veneto aveva affidato al servizio tributi della Comunità montana la riscossione delle tasse ordinarie, come l’imposta comunale sui rifiuti. Dal marzo scorso, poi, approfittando dell’entrata in vigore della legge 166/2011, Equitalia è stata estromessa pure dalla riscossione coattiva dei crediti insoluti, che può portare al pignoramento dello stipendio, del conto corrente, dei beni mobili e immobili dei cittadini.
In verità l’art. 3 comma 25 bis del d.l. 30 settembre 2005 n. 203 obbliga tutti gli enti locali ad affidare con decorrenza dal 1 gennaio 2011 l’accertamento e la riscossione delle proprie entrate locali mediante procedura ad evidenza pubblica.
Di conseguenza non è più possibile l’affidamento diretto ad Equitalia.
L’art. 7 del d.l. 70/2011 (decreto sviluppo) ha stabilito in deroga alle disposizioni vigenti la decorrenza dal 1 gennaio 2012 della cessazione delle attività di Equitalia .
“Potremo monitorare i casi ed intervenire prima che i cittadini rischino il pignoramento della casa. Se esistono delle dimenticanze o degli insoluti vogliamo siano riscossi con regole differenti da quelle applicate da Equitalia, nelle quali per il committente è complesso seguire la procedura in essere”, spiega il sindaco.
“In un momento di crisi e difficoltà per le famiglie – continua il sindaco – abbiamo cercato di umanizzare il servizio disumano da sceriffo di Nottingham adottato da Equitalia, risparmiando per di più ben 13 mila euro all’anno”. Così, nonostante la legge numero 166 preveda che il passaggio della riscossione agli enti locali diventi obbligatorio dal 2013, precisa il primo cittadino , “noi non abbiamo voluto aspettare perché non volevamo più essere complici di questa maniera di agire di Equitalia, che non fa differenza tra un poveretto che non ce la fa a pagare le tasse e i furbetti del quartierino”.
Affidando la riscossione alla Comunità montana, conclude, “siamo invece in grado di monitorare i pagamenti, capire dove esistono le situazioni di disagio e intervenire prima che i calaltini rischino il pignoramento della casa”.
E il risparmio è assicurato: calcolando che ogni Comune paga a Equitalia quasi 6 euro a cittadino, il ricavo complessivo per Calalzo di Cadore (2250 abitanti) è di 13 mila euro.
Dopo Calalzo, la lista di città “de-equitalizzate” si allunga di giorno in giorno. Si sono già mossi il vicino Comune di Santo Stefano di Cadore e i sei municipi della destra e della sinistra del Piave. E sembra che anche Perarolo, Domegge e tutti i Comuni della Comunità montana Feltrina e Agordina siano intenzionati ad abbandonare Equitalia.
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