Jesús García Mata, portavoce della Sociedad Española de Oncología Médica (Seom) ha espresso il proprio parere contrario, giudicando esagerata la misura governativa in oggetto: “ Il Regolamento – afferma – non rispecchia la realtà, dato che le persone sottoposte a chemioterapia possono condurre una vita perfettamente normale”. “ Senza considerare – ha aggiunto l’esperto – che molti malati vengono sottoposti alla chemio soltanto allo scopo di prevenire possibili ricadute, e molti altri (con un tumore del sangue) possono ricevere la terapia «a vita», poichè convivono per anni con la malattia”.
Ma v’è di più: a causa di un “super zelo” applicativo del Regolamento in oggetto, è accaduto che anche alcuni ammalati di altri tipi di neoplasie ( le quali non avevano assolutamente niente a che vedere con le affezioni ematiche ) si sono visti negare il rinnovo della licenza di guida, poichè durante la visita (alla quale si erano presentati calvi, a causa della perdita dei capelli causata dalla chemio) hanno ammesso di essere sottoposti a trattamento oncologico.
LA RISPOSTA DELLE AUTORITA’ SPAGNOLE:
Secondo la Sociedad Española de Medicina de Tráfico (Semt) e della Dirección General de Tráfico, questa norma è valida, non meno di quelle che prevedono altre limitazioni previste per diverse categorie di malati: quelli con difetti nelle capacità visive ed uditive; quelli affetti da patologie del sistema muscolo-scheletrico o cardiovascolare; quelli affetti da malattie renali e mentali, del sistema respiratorio, del sistema nervoso e muscolare, ed anche da diabete. Per guidare un veicolo, secondo le Autorità iberiche, necessitano precise attitudini psico-fisiche, che alcune patologie, per determinati periodi, possono far scemare.
UNA REGOLA INSENSATA, SECONDO GLI ONCOLOGI:
Così si esprime, rispecchiando il parere praticamente unanime dei colleghi a livello mondiale, il Prof. Carmine Pinto, segretario nazionale dell’Associazione Nazionale di Oncologia medica, e direttore del reparto oncologico dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna ( Policlinico Sant’Orsola-Malpighi ): “È vero che i malati onco-ematologici, durante la chemio, vedono spesso abbassarsi moltissimo i valori di piastrine, globuli bianchi e rossi, con possibili emorragie (anche cerebrali), stanchezza grave o perdita di coscienza. Ma è altrettanto vero che questo tipo di malati o è ricoverato o è allettato a casa propria: non sono certo persone che possono andare in giro in macchina. Per cui, una simile legge finisce per colpire tutti gli altri pazienti, che invece sono perfettamente in grado di condurre una vita normale”. In Italia, spiega l’oncologo, “l’unica limitazione alla guida è comprensibilmente prevista per chi ha un tumore o metastasi al cervello ed è quindi a rischio di crisi epilettiche, convulsioni, perdita (anche improvvisa) di coscienza o di varie funzioni psicomotorie“.
Anche Elisabetta Iannelli, avvocato specializzato in difesa dei malati oncologici e segretario nazionale della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia ( FAVO ), ha ritenuto doveroso pronunciarsi contro l’insensatezza e la valenza discriminatoria della normativa spagnola: “Non solo questa decisione è scientificamente immotivata, ma potrebbe essere considerata come una grave discriminazione verso questi pazienti. L’unica domanda che abbia un senso è se un malato di cancro sottoposto a chemio sia pericoloso alla guida”. L’avv Iannelli specifica, sì, che durante la chemio si possa soffrire di nausea, e riportare spesso un malessere di carattere diffuso, ma non si hanno problemi che possano limitare ( se non in casi eccezionali ) le capacità visive, uditive o le facoltà psicomotorie necessarie, al paziente, per guidare un automezzo. Moltissimo, d’altronde, è stato fatto negli ultimi anni – sia a livello burocratico, sia a livello legale, ma anche a livello sindacale – per agevolare il ritorno alla normalità dei pazienti: le persone, oggigiorno, rientrano al proprio lavoro a pochi mesi dalla diagnosi, quando sono ancora sottoposti, magari, ai cicli di chemioterapia. Togliere loro la patente sarebbe, oltre che un atto medicalmente ingiustificato, un passo che ci riporterebbe indietro di decenni.
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