Mai più simili crudeltà

Un giorno sacro per i credenti cristiani. L’acme della passione di Gesù e del suo sacrificio per l’uomo e per l’umanità.
Ma sarebbe il caso che diventasse un giorno importante – da ricordare e da non dimenticare mai, sino all’ultimo dei nostri giorni – anche per gli atei, per i non credenti, per gli agnostici e per gli uomini di altre religioni .
Perché quel venerdì di sangue rappresenta il simbolo della crudeltà umana, di cui dovremmo vergognarci, che dovremmo combattere con tutte le nostre forze, che dovremmo poter debellare sin nelle sue radici più profonde.

Retorica? Forse retorica, sì. Ben venga la consapevole e provvidenziale retorica. E’ solo la paura della retorica a farci fare il “callo” alla violenza fisica.
O riteniamo davvero che senza questo brutto callo quel 20 ottobre 2011 in cui è stato barbaramente ucciso Muammar Gheddafi – al cospetto di un mondo che avrebbe avuto tutto il diritto di processarlo e di rinchiuderlo in galera sino alla fine dei suoi giorni – si sarebbe potuto glissare così superficialmente su quell’infame pestaggio animalesco, cui tutti hanno assistito comodamente seduti in poltrona, senza battere ciglio alcuno?
La crudeltà non ha giustificazioni. E’ schifosa e basta.
Al venerdì santo dovrebbe seguire il sabato della risurrezione.
Ma quando? Per Gesù è arrivato il giorno dopo. E per l’Uomo?

Per l’Uomo, il sabato della sua salvezza laica – quello in cui dovrebbe smetterla di gettare i propri compagni nella fossa dell’inferno in terra – è, purtroppo, lontano:
– Abbiamo un Iran che ha finalmente deciso di modificare il proprio codice penale e di cancellare quell’infame barbarie di piazza rappresentata dalla lapidazione delle donne adultere, ma quello stesso Iran si sta apprestando a sostituire la lapidazione con l’impiccagione, e questa sarà la probabile pena riservata a Sakineh Mohammadi Ashtiani.

– Le immondezze morali della prigione di Abu Ghraib in Iraq del 2003 e le vergogne umanitarie nel carcere statunitense di Guantanamo Bay a Cuba sono ancora nei nostri occhi.

– Le denunce di Amnesty International fanno accapponare la pelle ai più insensibili:
più di 31 i metodi di tortura e maltrattamenti “di Stato” praticati dalle forze di sicurezza, dai militari, dai servizi segreti e dalle bande armate filo-governative di tutto il mondo;
le atrocità della Sira di oggi continuano senza soluzioni continuità: dal pestaggio al momento dell’arresto e all’arrivo nel centro di detenzione (l’haflet al-istiqbal, la “festa di benvenuto”) a base di pugni e percosse con bastoni, calci dei fucili, fruste e cavi di corda intrecciata; ai supplizi al momento degli interrogatori con la tecnica del dulab o “pneumatico” (detenuto infilato dentro a uno pneumatico da camion, spesso sospeso da terra, e picchiato con cavi e bastoni); al tormento dello shabeh (detenuto appeso a un gancio in modo che i piedi fluttuino nel vuoto e il bastonamento in questa posizione); allo strappo della pelle delle gambe con l’uso delle tenaglie o delle scariche elettriche; allo stupro e alle violenze sessuali dei prigionieri anche davanti ai compagni di sventura; alle violenze fisiche e psichiche le più perverse ed inimmaginabili.

Sembrava che le Nazioni Unite potessero invertire la rotta – con l’apertura dei lavori del 1949 all’insegna dell’abolizione della pena corporale nei territori coloniali, con l’approvazione della Convenzione, contro la Tortura e altre Pene, Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti, del 1984 – ma, a tutt’oggi la stessa Amnesty International denuncia come l’80% delle torture si pratichi proprio nei paesi del G20. E non si comprende perché siano stati bloccati i deferimenti al Procuratore della Corte Penale Internazionale, né si capisce perché il Consiglio ONU dei diritti umani continui a dormicchiare su quello che si potrebbe o dovrebbe fare.
… Amaro ricordare che la formalizzazione della tortura processuale è stata opera di un Papa cattolico (Innocenzo IV nella sua Bolla ad extirpanda del 1252) …

Il 26 giugno si celebra la giornata internazionale di sostegno alle vittime della tortura. Importante? Sterilmente scenografica? Aria fritta?
E’ un momento di possibile mobilitazione generale. E’ giusto che ci sia.

Ma oggi è un altro giorno. E’ venerdì santo.
E chi si ritiene davvero cristiano dovrebbe pensare seriamente a quel lontano giorno in cui un uomo chiamato Gesù – figlio di un Dio che si ha fede essere il proprio – fu martoriato e crocifisso in modo così bestiale, e dovrebbe cristianamente lottare affinché tanta cattiveria non sia più inflitta a nessun uomo presente sulla faccia della Terra.

E chi è laico, o comunque non crede in un Dio ultraterreno, dovrebbe comunque imprimersi negli occhi quella antica crocifissione, e riascoltare nel cuore quelle urla di dolore infinito crudelmente strappate ad un proprio consimile …

 

Franzina Bilardo

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