In questo caso, invece, spero vivamente che queste mie riflessioni possano divenire al più presto anacronistiche, travolte da uno sviluppo rassicurante degli eventi.
Intanto i due militari italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, entrambi pugliesi come me, sono indagati per la morte di due pescatori indiani durante un tentativo di abbordaggio pirata alla petroliera «Enrica Lexie».
Alla infinita ansia delle famiglie ed alla grandissima attenzione dell’opinione pubblica si contrappongono le complesse trame della diplomazia e, purtroppo, le stucchevoli “amenità” degli immancabili cabarettisti del vetusto “teatrino della politica”, ancora una volta incapaci di cogliere la opportunità di tacere.
Proprio la delicatezza della vicenda e le ricadute sulla opinione pubblica, suggeriscono invece di tracciare una linea di demarcazione tra i profili strettamente normativi e di diritto, e gli aspetti gestionali,più intimamente connessi alla prospettiva politica e diplomatica.
Il quadro normativo si sviluppa attraverso elementi di normativa basilare e consolidata e legislazione recente,quindi fisiologicamente controversa.
Fra le prime, a livello sostanziale interno e comunitario, troviamo il secondo comma dell’art. 4 del codice penale “Le navi e gli aeromobili italiani sono considerati come territorio dello Stato, ovunque si trovino…” e l’art. 19 della Convenzione di Ginevra che pone dei limiti giurisdizionali in base all’indice di rilevanza dei fatti sulla comunità”.
Quanto alle seconde è rilevante la L. 130 dell’Agosto 2011 che detta Misure urgenti antipirateria in base alla attuazione delle Risoluzioni 1970 (2011) e 1973 (2011) adottate dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, recependo l’art. 5 del DL 107 del 2011.
In altre parole la norma che ha istituito I Nuclei Militari di Protezione (NMP), ovvero la unità militare d’élite delle Forze armate italiane, cui appartengono, appunto i due fermati.
Si tratta di una norma che compendia natura e funzioni “pubbliche” militari ed interessi di natura strettamente “privata e commerciale” degli armatori.
Infatti, se pure al comandante di ciascun NMP ed al personale da esso dipendente sono attribuite, rispettivamente, le funzioni di Ufficiale di Polizia Giudiziaria e di Agente di Polizia Giudiziaria previste dal Codice della Navigazione, è pur vero che gli armatori provvedono al ristoro dei corrispondenti oneri, mediante versamenti all’entrata del bilancio dello Stato entro sessanta giorni.
Proprio la necessità di contemperare diverse esigenze ha partorito un contestato accordo in base al quale il comandante della Enrica Lexie ha avuto (in nome, per conto e nell’interesse dell’armatore) l’ultima parola sulla decisione “conservativa” di rientrare nel porto di Kochi al fine di consegnare i due fermati, dopo la richiesta della polizia indiana .
Proprio il contrasto tra questi aspetti “privatistici” e la differente caratterizzazione che gli eventi avrebbero avuto in una prospettiva esclusivamente militare, alimenta inevitabili e perniciose polemiche, visto che proprio l’accordo tra Ministero della Difesa ed armatori sta oggettivamente danneggiando la causa dei due militari italiani, che si trovano in stato di fermo, in spregio di tutte le leggi internazionali.
In altre parole è viva la stridente antitesi tra eventi caratterizzati dalla decisione dell’armatore di rientrare comunque in porto e la mancata tutela della funzione “istituzionale” della missione di specializzatissimi militari del Battaglione San Marco.
Ma si tratta, come detto, di discussioni sterili ed inconcludenti soprattutto a fronte degli sviluppi processuali, che, nell’immediato, sono quelli che più rilevano nella prospettiva dello status libertatis dei due militari.
Allo stato le indagini proseguono nell’assoluta autonomia dei giudici indiani, che tuttavia consentono una piena facoltà di “osservazione” a delegati del governo italiano.
Sempre nella prospettiva giuridica occorre fare riferimento a due elementi che vengono riferiti di grande pregnanza significativa.
In prospettiva istruttoria viene conferita fondamentale e derimente importanza alla perizia balistica che si presume favorevole ai nostri connazionali al punto da essere globalmente liberatoria e che, non casualmente, tarda ad essere depositata.
Ugualmente significative sarebbero le evidenze geografiche, che in fatto sarebbero incompatibili con la tesi che i colpi siano partiti dal mercantile italiano, oltre a sollevare problematiche di competenza giurisdizionale, ove si accertasse il superamento dei limiti delle cd. ”acque internazionali”
Quanto alle modalità della detenzione, è necessario tenere conto delle particolarità legate alla dislocazione in un edificio separato, al cibo italiano, alla possibilità di indossare la divisa del Battaglione San Marco, di ricevere continua assistenza e contatti con la diplomazia italiana e di telefonare in famiglia.
Si tratta di indizi di particolare rilevanza che ci auguriamo siano prodromici ad un esito favorevole per i nostri connazionali.
Sul piano giuridico la questione può definirsi in questi termini.
Quanto alle polemiche dei politici sarebbe opportuno un doveroso silenzio finalizzato alla tutela dei nostri connazionali ed al sottile equilibrio delle tensioni internazionali.
Secondo accreditati osservatori, vi sarebbe una corriva volontà di processare i marinai italiani proprio per qualche faida interna manifestatasi contro il Presidente dell’Indian National Congress che, come si sa, è piemontese di nascita.
Sul piano interno, in particolare da parte di ex ministri, non ci si vergogna di sfruttare questa delicata vicenda per screditare l’attuale governo, ma, in questa sede non è opportuno soggettivizzare la polemica.
Uno di loro, in particolare, troverà nella fraseologia del proprio alter ego “gommoso” la piena espressione del mio pensiero nei suoi confronti.
Speriamo che tornino presto a casa.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento