Anni di depauperamenti e continue quanto spesso inutili riforme del sistema scolastico, troppe volte prive di un ragionamento di ampio respiro e legate ad oscure logiche dell’esecutivo del momento, stanno purtroppo avendo un effetto potremmo dire “demolitorio” di una delle istituzioni pubbliche che meglio funzionava in Italia, almeno sino agli anni 90.
La necessità di assicurare, quantomeno agli alunni portatori di handicap grave, la presenza costante dell’insegnante di sostegno enunciata dal TAR Lazio fa emergere, ancora una volta, in tutta la sua gravità la ormai cronica situazione di mancanza di risorse cui si trova la scuola pubblica di oggi. Difatti è indubbio che nessun Direttore di Istituto può aver preso a cuor leggero una decisione di tal genere, se non obbligato da questioni di bilancio. È difatti incontestabile che l’assenza dell’insegnante di sostegno ha effetti negativi sullo sviluppo del programma scolastico dell’intera classe, laddove l’insegnante non può seguire contemporaneamente lo sviluppo educativo di soggetti che hanno percorsi necessariamente non sovrapponibili. L’effetto evidente è che uno dei due “percorsi” educativi deve essere sacrificato, con ovvie conseguenze.
L’innovativa sentenza in commento, la prima class action sul tema, nel rimettere al primo posto l’individuo ed i suoi diritti costituzionalmente garantiti, fornisce quindi anche un interessante indirizzo che mi auguro sia seguito dal legislatore nei prossimi interventi in materia di istruzione, ovvero quello che proprio nella grave crisi politica, morale ed economica che stiamo attraversando è necessario che vengano comunque ed a maggior ragione salvaguardati alcuni principi fondamentali, quale quello oggi dichiarato dai giudici del TAR Lazio, ovvero il diritto ad una adeguata istruzione pubblica per tutti gli alunni, portatori di handicap e non, cui si deve trovare la necessaria copertura economica, essendo altri gli sprechi o i settori cui si deve ridurre l’intervento economico diretto dello Stato.
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