A proposito della mafia siciliana, ci avverte che a poco sono serviti gli arresti e le confische visto che è in atto “ una nuova fase volta alla ricerca di una nuova leadership e di nuove strategie operative“.
La mafia, gagliarda ancora una volta, non si risparmia in fatica, ma si adatta alla modernità senza troppe nostalgie.
Chi deve sapere cosa accade nelle organizzazioni mafiose, invece, si limita a raccontarci di aver cambiato registro e di volerne capire le trasformazioni.
Il mondo cambia e la mafia si adatta al cambiamento e sa, da subito, che bisogna essere competitivi, che bisogna avere una organizzazione moderna con persone presentabili dalla fedina penale pulita. L’impresa mafiosa è in grado di presentare il certificato antimafia e sa mettersi le carte a posto.
Ma… Chi deve sapere, perché deve indagare, preferisce fare solo i nomi della mano armata della mafia. Non parla dei cervelli che ragionano con strategie e tattiche. Ho l’impressione che alla mafia si voglia dare, ancora oggi, quella definizione di comodo che la circoscrive entro i confini della criminalità organizzata. E, poi, non si parla mai del ruolo di certa burocrazia. La mafia, per vivere, ha bisogno delle stanze della burocrazia e di complici, dalla faccia pulita, capaci di intervenire o di far finta di non vedere. La realtà ci insegna che la politica e la burocrazia sono mondi contigui , che esiste tra loro un “pactum sceleris“, che esiste tra loro , per dirla come Cassese, un rapporto di scambio “sicurezza-potere“, che gli intrecci sotterranei tra politica e gestione sono frequenti. Di certo, la mafia senza la stanza dei bottoni si ammalerebbe di anorressia e di questa morirebbe. E siccome ci dicono che gode di ottima salute, io resto perplessa, incredula e divento sospettosa. Il pessimismo è d’obbligo se si pensano i dati della relazione. Il quadro diventa desolante se si pensa che siamo nati con questo problema e andremo via con lo stesso che, nel frattempo, è diventato obeso.
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