E’, senz’altro, questo un doveroso riconoscimento dell’ impegno sempre più frequente che i dipendenti garantiscono, anche al di fuori dell’orario di lavoro, rispondendo alla posta elettronica urgente che ricevono nei loro smartphone aziendali.
Fattore determinante? Le ingerenze aziendali nelle ore di riposo!
Sì, perché non bastano i ritmi pressanti delle ore trascorse a lavoro a scandire le giornate degli impiegati: il ventunesimo secolo è, infatti, il tempo dei telefonini aziendali, della posta elettronica, di skype, dei social network.. arma a doppio taglio per chi, volendosi tenere costantemente aggiornato in tempo reale su quanto gli accade intorno, monitorando le persone nei loro quotidiani spostamenti, è, a sua volta, costretto a subire “le regole del gioco” e ad accettare di essere sempre rintracciabile.
E’ quanto i sindacati brasiliani hanno lamentato rispetto alla pratica sempre più diffusa tra i direttori aziendali (pratica dalla quale nessuno più nel mondo capitalistico è immune!) di contattare, i propri dipendenti attraverso la posta elettronica fuori dalle ore lavorative, pretendendo la disponibilità piena, 24 ore su 24.
Così, la legge ratificata a dicembre dal presidente Rousseff stabilisce che i messaggi di posta elettronica per i lavoratori brasiliani valgano come “ordini impartiti direttamente al dipendente“, ovverosia, i dipendenti che rispondono a tali e-mail hanno il diritto di chiedere la corrispondente retribuzione a titolo di “straordinario“.
Reazione immediata quella dell’azienda automobilistica tedesca Volkswagen, la quale ha deciso che non vengano più inoltrate e-mail a partire dalla mezz’ora successiva al termine dell’orario di lavoro.
Questo, come altri esempi simili fanno comprendere quanto la recente legge brasiliana abbia colpito nel segno: “il lavoro nobilita l’uomo”, ma se disturbi il mio riposo.. paghi!
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