La misura, difesa dal ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, perchè «era fatta bene», è stata modificata in commissione da un emendamento che ha posto paletti ancora più stringenti di quelli che già c’erano su controlli, sicurezza e farmacovigilanza: saranno liberalizzati, infatti, se non ci saranno altre correzioni, solo i farmaci di fascia C per i quali sarà stabilito che non è più necessaria la prescrizione medica. A stilare la nuova lista sarà chiamato il ministero della Salute insieme all’Agenzia italiana del farmaco, entro 4 mesi dall’entrata in vigore del decreto.
Un passaggio delicato e complesso, perchè si dovrà tenere conto non solo del fattore economico ma anche delle implicazioni medico-scientifiche. In ogni caso il nuovo testo della manovra, in queste ore al vaglio dell’Aula, già esclude diverse tipologie di farmaci di fascia C (con ricetta ma non rimborsati dal Servizio sanitario nazionale) a partire da quelli con effetti stupefacenti o psicotropi, passando per quelli «del sistema endocrino», ad esempio la pillola contraccettiva, e quelli iniettabili.
Una scelta arrivata all’ultimo minuto e subito stigmatizzata dal Pd che non ha esitato a parlare appunto di «stop» alla liberalizzazione. E che è stata accolta positivamente invece da Federfarma, che ha deciso di fermare la protesta annunciata, perchè, con ogni probabilità, la misura così ripensata alla fine avrà un impatto molto più limitato di quello immaginato all’inizio.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento