Il direttore Giurdanella nel chiedermi cortesemente di commentare brevemente la neonata manovra del Governo Monti ha premesso: “Ti ho letto [si riferisce ai ‘cinguettii’ su twitter di questi giorni] e so che hai le tue idee sull’argomento” .
Infatti, chi mi segue appunto su twitter (@RenatoSavoia) già conosce la mia posizione, prima ancora che sulla manovra, anzitutto sul Governo Monti.
Mi riferisco a come è stato formato questo governo tecnico-salvifico, con una operazione che ritengo sinceramente detestabile dal punto di vista del rapporto democratico elettore-Parlamento Governo.
Ma tant’è.
Il Governo Monti è oramai nato, con una maggioranza monstre, ed ha approntato la oramai nota (o famigerata?) manovra, che, come ha già ricordato in questo sito l’ottimo Panato prima di me, è la quinta manovra economica del 2011.
L’attesa per queste misure è stata pari a quella di un’uscita di disco dei Beatles, con indiscrezioni, smentite e anticipazioni.
La stessa conferenza stampa (fissata alle 19 di domenica, con l’evidente intento di poter sfruttare, come in effetti è avvenuto, l’onda lunga dell’annuncio il lunedì sui Mercati) è poi slittata di quasi un’ora, con il Presidente Monti a vestire i panni della tanto attesa rockstar.
E, infine, il contenuto di questa conferenza stampa, trasmessa in diretta televisiva (incredibilmente non dalla RAI, che teoricamente dovrebbe fare servizio pubblico, ma da una televisione commerciale, vale a dire LA7).
Da un punto di vista dell’analisi tecnica, rimando all’ottimo e puntuale intervento già citato di Panato.
Io mi limito qui a qualche critica, con la consapevolezza che oggi come oggi non è facile criticare il “salvatore della patria” (perchè così viene dipinto dalla stragrande maggioranza dei commentatori, e io non posso che ricordarmi le parole di Bertolt Brecht: “Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi“).
Anzitutto, di metodo.
La manovra è stata presentata in con una conferenza stampa in televisione, in cui il premier ha ripetuto svariate volte l’espressione ”come potrete leggere domani sui giornali”.
No, Signor Presidente: la manovra andava messa immediatamente a disposizione dei cittadini (e dei commentatori) pubblicandola online sul sito del Governo! Altro che “leggerete domani sui giornali”!
Non basta: soltanto dopo quasi due ore di parole forbite e sobrie (e qualche lacrima che, personalmente, ho trovato più fastidiosa che sincera) e in seguito alla domanda di un giornalista presente (che poi ci sarebbe da discutere anche la qualità delle domande fatte dai giornalisti…) siamo venuti a conoscenza della vera e propria stangata contenuta nella manovra: parlo della reintroduzione della tassazione sulla prima casa.
Possibile che il governo campione di buone maniere, e di aplob istituzionale, per due ore racconti le (inesistenti) misure sulla crescita e debba venire spronato a raccontare ai cittadini che verranno tassati pesantemente sulla casa?
Credo che sia stato un altro errore (ammesso che di errore si sia trattato, e non di scelta) di comunicazione madornale.
Andando nel merito.
Sulle pensioni si può discutere finchè si vuole, ma siamo un paese che sta invecchiando e che va in pensione troppo presto. E’ comprensibile che chi si trova vicino “alla meta” si senta depredato di un diritto, ma la realtà è che negli altri paesi europei si va in pensione più tardi.
E il passaggio dal sistema retributivo (in sintesi: la pensione è rapportata alla media delle retribuzioni degli ultimi anni lavorativi) a quello contributivo (la pensione viene invece calcolata sui contributi versati durante l’intera vita assicurativa) onestamente mi pare solo la correzione di una stortura.
Discutibile (sì, è un eufemismo) è invece la decisione di slegare le pensioni superiori a € 960,00 dall’inflazione.
Premesso che, se proprio occorreva una tale provvedimento, si poteva alzare l’asticella dell’intervento a importi più sostanziosi, si tratta di un intervento che va a colpire i ceti più deboli e indifesi.
Per un governo che si è riempito la bocca di equità, quantomeno una scelta bizzarra.
Sulla tassazione della casa: sarebbe stato opportuno piuttosto alzare di più l’aliquota sulla casa successiva alla prima, e se proprio necessario colpire anche la prima prevedere una detrazione maggiore dei duecento euro previsti. Non dimentichiamoci, infatti, che molti sono alle prese con il mutuo, e si trovano così di punto in bianca ad affrontare la spesa che può essere equivalente ad una ulteriore rata all’anno.
In compenso, nulla è stato previsto per quel che riguarda la tassazione degli immobili di proprietà della Chiesa, a tutt’oggi esentati dal pagamento. Come se non bastasse il presidente Monti, con pacatezza e sobrietà, ha oggi dichiarato “Il tema dell’Ici sugli immobili della Chiesa non ce lo siamo posti.”
Fatemi capire: abbiamo “depredato” mezza università Bocconi per formare questo governo, e non si sono posti il problema della tassazione degli immobili della Chiesa? Se io fossi il rettore della Bocconi non sarei molto contento della pubblicità che mi stanno facendo…
Sempre sul fronte della spesa: è stato previsto (a meno di miracoli, improbabili) l’aumento dell’IVA di due punti percentuali a partire dal 1° settembre 2012 e (notizia che personalmente ho appreso solo oggi, mentre ieri mi pare non ne sia stata data notizia) l’aumento delle accise sui carburanti.
Di nuovo: occorreva un governo tecnico per aumentare le solite tasse così?
Dove sono finiti i tagli che ci “chiedeva” nella famigerata lettera l’Unione Europea? Mistero…
Per quanto concerne la tanto sbandierata lotta all’evasione, diciamolo una volta per tutte: se si vuole (davvero, e non a parole) sanare questa piaga italica c’è un solo sistema da attuare, ed è quello della fiscalità incrociata. Vale a dire: permettere a tutti di “scaricare” molto più di adesso gli acquisti (di beni o servizi) fatti. Solo creando cioè una contrapposizione di interessi (da un lato chi vuole evadere, dall’altro chi paga che esige la fattura per potersela scaricare) si colpisce davvero l’evasione.
Faccio una provocazione: quanti dal medico, di fronte alla domanda “con fattura 120, senza 90” scelgono la fattura?
Se infatti la scelta di pagare di più alla fine non è conveniente per il cittadino, è naturale che sceglierà la via della prestazione senza fattura, considerato che ciò che guadagna dal risparmio dell’IVA (oggi al 21%) è maggiore del risparmio in sede fiscale (oggi al 19%).
Non occorre essere un esperto per capirlo. Comincio però ad avere il dubbio che sia utile essere un esperto per NON capirlo…
Invece si è scelta la via della limitazione all’uso del contante, scelta che personalmente trovo inutile e inutilmente liberticida.
Da lato della crescita, c’è davvero troppo, tropo poco.
Abbiamo sentito parole (come sempre sobrie e misurate) sulle asserite liberalizzazioni, ma a parte i farmaci di fascia C a oggi non sappiamo cosa ciò significhi.
Peraltro, va detto che nel corso degli anni in molti settori alla cd. liberalizzazione ha fatto seguito un aumento dei prezzi: questo di solito lo dicono in pochi ma bisognerà cominciare ad affrontare il problema.
Concludendo: temo che abbiamo perso l’ennesima occasione per quelle riforme strutturali che andavano fatte.
Come ho detto e scritto spesso negli ultimi tempi: siamo come viaggiatori di un’auto il cui serbatoio perde carburante, e ci viene continuamente chiesto dal conducente di mettere mano al portafoglio per fare il pieno, che è sempre più caro.
Forse sarebbe il caso di pensare seriamente a rattoppare il serbatoio, o no?
Nell’interesse del Paese mi auguro, vivamente, di sbagliarmi, e se succederà sarò qui a riconoscerlo.
Sinceramente? Temo di no.
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