Questo può esser vero tanto che a giustificare la scelta esiste anche la normativa ministeriale (nota n. 1385 del 2009) nella quale si spiega che “Molte attività collegate ai viaggi d’istruzione, infatti, possono rappresentare un rischio per l’incolumità degli studenti come, nel caso specifico, quelle connesse agli sport invernali.
In questi casi potrebbe essere utile che i Dirigenti Scolastici predispongano procedure tali da comportare una attenta valutazione da parte dei docenti della capacità/abilità tecnica degli studenti coinvolti nell’attività e sulla necessità che i rischi connessi alla stessa vengano preventivamente valutati da personale particolarmente qualificato, in possesso della necessaria esperienza e competenza tecnica e magari abilitato anche dalla competente Federazione sportiva.”
La normativa non dice però di astenersi se in sovrappeso, bensì di prendere delle misure adeguate, sopratutto da parte dei docenti, nell’accompagnare i ragazzi in gita e nel valutar quale gita sia più idonea ai ragazzi. Quindi il punto non è la forma fisica degli studenti ma la responsabilità di cui deve farsi carico la scuola. A scegliere se andare in settimana bianca saranno i genitori con i figli che valuteranno il caso, ma devono comunque avere la possibilità di scegliere.
In questa polemica è intervenuta anche Daniela Vecchiato, di Folgaria Ski, sottolineando il fatto che gli impianti sciistici della zona si sono attrezzati a riceve anche ragazzi disabili e che tutti possono partecipare alle attività sportive invernali.
Al di la dell’aspetto particolare di questo caso, la preoccupazione maggiore è che questo non è l’unico episodio dell’ultimo periodo di emarginazione degli studenti.
In precedenza il Preside in questione si era già distinto per le scelte non “pro studente”, non permettendo alla scuola di essere a norma per gli studenti disabili.
Altro caso a Catanzaro dove i ragazzi si sono schierati contro la scelta del preside di non far partecipare alla gite uno studente affetto da sindrome di Down, chiedendo ai suoi compagni di essere “complici” nell’esclusione del loro compagno non dicendogli le date delle gite; e di nuovo a Latina, al liceo Majorana, non si permette alla studentessa non vedente di entrare a scuola con il suo cane.
La scuola deve essere pronta a permettere a tutti di avere un’ istruzione, come suggerivano i docenti della scuola di Pozzallo per sostenere il loro preside, “l’obiettivo delle scelte che si prendono è la formazione educativa e didattica degli alunni, la promozione della loro dignità e l’attenzione ai loro bisogni” ma così non sembra più essere se un ragazzino non può andare in gita o se una ragazza non può entrare a scuola a seguire le lezioni perché accompagnata da un cane. Queste decisioni, seppur prese da una figura educativa vanno contro i principi della scuola secondo i quali bisogna puntare alla promozione dello sviluppo relazionale e formativo di ciascun alunno, sia che sia in sovrappeso che disabile.
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