Affaire equitalia 3: la prima vittoria è delle donne sarde!

La forza di una isola, di un nucleo di identità unite e compatte, di una terra permeata da un’osmosi che trasmigra nelle sue vene le pulsazioni di una storia antica, di una linfa vitale irrobustita dalle avversità e dalle diversità naturali, di una rabbia fattasi orgoglio ed esplosione in migliaia di mani che si intrecciano verso un patto di solidarietà ad oltranza.

E’ in questa culla di gente fiera e vigorosa che è sbocciata la storia di quelle piccole donne sarde che il 7 novembre, sotto il Palazzo della Regione di Cagliari, hanno iniziato a serrare le labbra ed a rifiutare il cibo. Per difendere le loro case, le botteghe dei loro uomini, il futuro dei loro figli. Prima sette, poi altre dieci, poi centinaia a scacchiera – queste ultime per un giorno – su tutto il territorio insulare.

Ed è grazie a questo Comitato feminas de su populu sardu che la Sardegna è riuscita a portare a casa la prima grande vittoria nella battaglia contro la famigerata Equitalia s.p.a.

Vittoria grande, diventata proposta di Disegno di Legge Costituzionale (la Giunta della Regione Sarda lo ha varato lo scorso 16 novembre) con la quale è stata avanzata richiesta ufficiale, sia di sganciamento del sistema contributivo sardo da Equitalia s.p.a., sia di riorganizzazione regionale attraverso una apposita Agenzia delle Entrate a carattere pubblico.

Non è importante la tipologia del provvedimento legislativo trasmesso al Governo di Roma, né riveste particolare rilievo che lo stesso provvedimento sia prettamente sardo in quanto può fare leva sullo Statuto Speciale riservato alla Regione Sarda (e dunque sulla richiesta di modifica del suo art. 9).

Ciò che assume portata rivoluzionaria è il senso di tale vittoria e la constatazione di come questa sia scaturita da una ancora più rivoluzionaria condivisione di voci e di sentimenti contro un nemico ritenuto – unanimemente – iniquo e crudele.

Nulla a che spartire con pruderie diffamatorie, qui è di reale tirannia di Stato che si sta parlando …

Ancor più commovente e sconvolgente è vedere che la ribellione è stata accolta e compresa anche da uomini politici appartenenti a quell’area che di tale scellerata Riforma Equitalia è stata – aimè – accesa creatrice ed infelice gene d’inizio.

A gridare pubblicamente vendetta contro Equitalia, a denunciarne i soprusi e le angherie, oggi non sono solo i sindacalisti e gli uomini di sinistra; sono anche e soprattutto i sardi come Ugo Cappellacci e Mauro Pili (rispettivamente Presidente ed ex Presidente della Regione Sarda), entrambi appartenenti al PdL.

E’ il miracolo della Giustizia e dell’Equità, senza colore, né partito, né padrone!

Forse, si è finalmente compreso che il problema di Equitalia deve essere risolto legislativamente; non può non essere risolto legislativamente.

Perché non è più possibile accettare un mostro mezzo pubblico, mezzo privato; mezzo struttura pubblica (v. i due soci Agenzia delle Entrate e Inps), mezzo società per azioni.

Pubblico quando deve bastonare a suon di leggi e di decreti i poveri disgraziati sull’orlo del fallimento; privato quando deve sgattaiolare liberamente operando a proprio piacimento su fondi, utili, contratti, incarichi ed operazioni finanziarie di tutti i tipi (è questo ciò che autorizza formalmente lo Statuto di Equitalia s.p.a. e che di fatto accade).

Pubblico quando può permettersi di pignorare, vendere, bloccare i pagamenti ed i crediti, ritenere le somme da pagare, segnalare al sistema creditizio persone ed imprenditori; privato quando può guidare la baracca al pari di un privato che non rischia né soldi né strettoie istituzionali.

Pubblico quando può imporre interessi usurari dicendo “io sono la legge, e se è la legge a stabilirlo, gli strozzini di mezza tacca vanno in galera ed io no”; privato quando, in barba alla “parità di trattamento”, quegli stessi interessi usurari che agli strozzini di mezza tacca causano maledizioni e processi penali, Equitalia se li prende in un batter d’occhio e senza chiedere scusa a nessuno.

In uno Stato di Diritto come riteniamo sia e debba essere il nostro, tutto questo non è ammissibile. Né è ammissibile che la gente rimanga indifesa di fronte a tali mega soverchierie di Stato.

Le grandi-piccole donne sarde ci hanno indicato la strada ed aperto il varco.

Spetta a noi infilarci gli scarponi da marcia …

Franzina Bilardo

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