All’atto di stipula del contratto di lavoro, il lavoratore, oltre a dover firmare il contratto di lavoro e modello di privacy, è tenuto a scegliere come destinare il proprio Tfr (Trattamento di Fine Rapporto). Si tratta, come noto, di un emolumento calcolato annualmente sulla retribuzione lorda di ciascun dipendente e accantonata dal datore di lavoro, e che viene in genere erogato al termine del rapporto di lavoro e che per il periodo in cui presta la propria attività presso l’azienda deve “conservare”.
Per i lavoratori assunti dopo il 31 dicembre 2006, la scelta deve essere espressa mediante un apposito modulo, denominato “modulo TFR 2”, recentemente aggiornato con il Decreto 22 marzo 2018, che introduce appunto la nuova versione.
Ma come e a chi destinare il TFR? Quali opzioni ha il lavoratore? È più conveniente lasciare il TFR in azienda oppure destinarlo ai Fondi pensione? Per poter rispondere in maniera adeguata occorre innanzitutto partire da quali sono attualmente le opzioni possibili, per poi illustrare nel dettaglio la tassazione fiscale da applicare e quindi la convenienza in termini economici.
Quindi, se stai per essere assunto e non sai come orientarti circa la destinazione del TFR, nelle seguenti righe potrai chiarirti ogni dubbio e capire cosa conviene fare.
Destinazione Tfr 2020: cos’è il modulo TFR 2
Il “modulo TFR 2” serve per dichiarare all’azienda, all’atto di assunzione come dipendente, se il lavoratore intende:
- percepire il trattamento di fine rapporto che matura mensilmente alla fine del rapporto di lavoro;
- versare tutto o parte del TFR ad un fondo di previdenza complementare, sia qualora è una scelta già fatta in precedenti rapporti di lavoro o è una scelta che si vuole fare adesso.
Ai fini della compilazione del modulo:
- se alla data del 28 aprile 1993 il lavoratore non aveva maturato contributi all’INPS o ad altra forma di previdenza obbligatoria, è necessario compilare la sezione 1;
- se invece alla data del 28 aprile 1993 il lavoratore aveva già maturato contributi all’INPS o ad altra forma di previdenza obbligatoria, occorre compilare la sezione 2.
Una volta compilato, il modello va datato, firmato e consegnato all’azienda, insieme ad una copia del modulo di adesione al fondo di previdenza complementare se la scelta fosse di destinare ad un Fondo tutto o parte del TFR.
Destinazione Tfr 2020: quali scelte si possono fare?
Come già intuibile da queste prime battute, i lavoratori dipendenti del settore privato possono scegliere tra due opzioni di destinazione del loro TFR maturando (ossia quello futuro):
- lasciarlo sotto forma di liquidazione in azienda (o presso il Fondo di Tesoreria gestito dall’INPS per i dipendenti di aziende con almeno 50 dipendenti);
- destinare il TFR ad un fondo di previdenza complementare.
A seconda della scelta di destinazione del TFR, c’è un diverso trattamento fiscale.
> Anticipo Tfr: la guida completa per richiederlo <
Destinazione Tfr 2020: mancata compilazione del modulo TFR 2
Nel caso in cui il lavoratore non compili il modulo, possono realizzarsi due situazioni particolari:
- mancata compilazione entro sei mesi: l’azienda ha l’obbligo di versare tutto il TFR al fondo di previdenza complementare stabilito dal CCNL o, in mancanza, al fondo gestito dall’INPS;
- destinazione del TFR in azienda: la scelta è reversibile, nel senso che in qualsiasi momento si può decidere di versare il TFR ad un fondo. La scelta di versare il TFR ad un fondo è invece irreversibile, nel senso che non si può più decidere di conservare la relativa quota di TFR in azienda.
Destinazione Tfr 2020: conferimento del TFR alle forme pensionistiche complementari
L’art. 8, co. 7 del D.Lgs. n. 252/2005 disciplina le modalità di conferimento del TFR maturando alle forme pensionistiche complementari. L’adesione, che deve avvenire con cadenza annuale, può essere effettuata nelle seguenti modalità:
- esplicite: entro sei mesi dalla data di prima assunzione il lavoratore, può conferire l’intero importo del TFR maturando ad una forma di previdenza complementare dallo stesso prescelta. Qualora, in alternativa, il lavoratore decida, nel predetto periodo di tempo, di mantenere il TFR maturando presso il proprio datore di lavoro, tale scelta può essere successivamente revocata e il lavoratore può conferire il TFR maturando ad una forma pensionistica complementare dallo stesso prescelta;
- tacite: nel caso in cui il lavoratore entro 6 mesi non esprima alcuna volontà.
In quest’ultimo caso, a decorrere dal mese successivo alla scadenza dei sei mesi ivi previsti:
- il datore di lavoro trasferisce il TFR maturando dei dipendenti alla forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi, anche territoriali, salvo sia intervenuto un diverso accordo aziendale che preveda la destinazione del TFR a una forma collettiva tra quelle previste all’art. 1, co. 2, lett. e), n. 2), della L. n. 243/2004. Tale accordo deve essere notificato dal datore di lavoro al lavoratore, in modo diretto e personale;
- in caso di presenza di più forme pensionistiche, il TFR maturando è trasferito, salvo diverso accordo aziendale, a quella alla quale abbia aderito il maggior numero di lavoratori dell’azienda;
- qualora non siano applicabili le disposizioni di cui ai numeri 1) e 2), il datore di lavoro trasferisce il TFR maturando alla forma pensionistica complementare istituita presso l’INPS.
Destinazione Tfr 2020: quanto di paga di tasse?
Per comprendere se conviene lasciare il TFR in azienda oppure destinarlo a un fondo di previdenza complementare, occorre introdurre il regime fiscale applicabile a ognuno di queste due scelte. In particolare:
- il TFR in Azienda: non viene tassato subito, ma quando il lavoratore lo riceverà come liquidazione al termine del rapporto di lavoro. Il regime fiscale al quale sarà sottoposto il TFR è la cd. “tassazione separata” ad aliquota media degli ultimi 5 anni. Giusto per rendere l’idea la tassazione minima è del 23%;
- il TFR nel Fondo Pensione: non viene tassato subito, ma quando il lavoratore lo riceverà come prestazione (rendita pensionistica o, nei limiti previsti, capitale). La tassazione varia da un minimo del 9% a un massimo del 15% (in base al numero di anni di iscrizione alla previdenza integrativa).
> Tfr dipendenti: importo, calcolo, aliquote, quali tasse si pagano <
Ciò detto è senz’altro conveniente affidarsi a un Fondo di previdenza complementare, anziché lasciare il TFR in azienda, vista la percentuale di tassazione.
Tfr: quanto rende e quando è possibile prelevare
Nella scelta di convenienza, inoltre, occorre valutare anche:
- quando si può disporre del proprio TFR;
- quanto rende il TFR nel tempo.
A seconda della scelta, il lavoratore può avere il TFR:
- in azienda, al termine del rapporto di lavoro o come anticipazione nei casi previsti dalla legge;
- nel Fondo pensione, al pensionamento o nei casi previsti dalla normativa.
> Anticipo Tfr: quando si può chiedere e quando no <
Quanto al rendimento del TFR:
- in azienda è pari al tasso costituito dall’1,5% fisso più il 75% dell’inflazione annua;
- nel Fondo pensione, invece, si rivaluta in base ai risultati della gestione finanziaria in cui si è scelto di investire i propri versamenti.
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