Calcolo pensione: quanto si perde di assegno con il sistema contributivo

Una domanda che molti lavoratori si pongono una volta giunti a fine carriera, ossia in prossimità di essere collocati a riposo, è a quanto ammonterà l’importo pensionistico. La risposta, chiaramente, come nella maggior parte delle volte, non è assolutamente univoca e soprattutto semplice. Infatti, molti sono gli elementi che bisogna considerare nel calcolo della pensione, come ad esempio gli anni contributivi maturati.

Ma non solo, altro fattore da tenere conto è sicuramente la collocazione temporale dei contributi previdenziali, ossia gli anni in cui il lavoratore ha prestato la propria attività intellettuale e/o manuale. Questo perché il regime previdenziale italiano distingue due metodi di calcolo: vale a dire il “meccanismo retributivo” e il “meccanismo contributivo”.

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Si tratta, in particolare, di due differenti metodi di calcolo della pensione e l’utilizzo dell’uno o dell’altro metodo determina una differenza sostanziale nell’importo pensionistico finale che il lavoratore andrà a percepire. Ma quando si applica il sistema retributivo e quando quello retributivo? Naturalmente non si tratta di una scelta rimessa alla volontà del lavoratore, poiché esiste una legge in Italia (L. n. 335/1995) che spiega esattamente quando si utilizzano i predetti metodi. La data spartiacque che stabilisce l’impiego del calcolo contributivo o retributivo è l’1 gennaio 1996.

Calcolo pensione: cosa cambia da gennaio 1996

Cosa significa? In via generale chi ha iniziato a lavorare prima della predetta data, si vedrà calcolata la pensione con il metodo retributivo, viceversa, ossia per chi ha lavorato dopo la suddetta data, la pensione sarà calcolata con il metodo contributivo.

Ogni metodo ha un proprio sistema di calcolo: generalmente il calcolo contributivo è più penalizzante rispetto a quello contributivo, perché tiene conto della retribuzione dell’intera carriera lavorativa, anziché esclusivamente degli ultimi anni come accade nel retributivo. Ma quanto si perde di assegno con il calcolo contributivo? Scopriamolo nel dettaglio.

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Calcolo Pensione: come funziona il retributivo

Prima di andare a vedere quanto si perderà di pensione in caso di pensione calcolata con il metodo contributivo, occorre introdurre il metodo di calcolo dei due metodi.

Per quanto riguarda il metodo retributivo, l’importo della pensione viene calcolato sulla media dei redditi:

  • degli ultimi 10 anni di lavoro per i dipendenti;
  • degli ultimi 15 anni di lavoro per gli autonomi.

Calcolo Pensione: come funziona contributivo

Il metodo contributivo, diversamente, tiene conto dei contributi effettivamente versati nel corso della vita lavorativa (cd. “montante contributivo”). L’ammontare dei contributi viene poi rivalutato in base all’indice Istat delle variazioni quinquennali del Pil e moltiplicato per il coefficiente di trasformazione, aggiornato ogni due anni e variabile, in base all’età del lavoratore al momento della pensione.

È dunque facilmente intuibile che il metodo contributivo è più penalizzante per il lavoratore, in quanto considera tutte le retribuzioni ricevute, ossia gli accrediti contributivi, durante la carriera lavorativa, quindi anche i primi anni lavorativi in cui la retribuzione di solito è più bassa.

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Calcolo Pensione: come funziona il metodo misto

E per chi ha lavorato a cavallo del 1° gennaio 1996? In tal caso, subentra un terzo sistema di calcolo, ossia il cd. “metodo misto”, che calcola la pensione, per una parte, con il sistema retributivo, e la restante parte, con il sistema contributivo.

Al riguardo, occorre considerare anche la novità introdotta dalla Riforma Fornero (L. n. 92/2012): ossia che il metodo contributivo diventa, a decorrere dal 1° gennaio 2012, l’unico metodo di calcolo per la prestazione pensionistica.

Quindi, i pensionati che prima dell’entrata in vigore della Riforma Fornero avrebbero avuto diritto a una pensione calcolata interamente con il metodo retributivo, si sono visti ricalcolare l’assegno con il sistema contributivo per la quota di anni di lavoro che ancora gli restano.

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Calcolo Pensione: quando si applicano il sistema retributivo, contributivo o misto

L’applicazione dei tre metodi, come intuibile da quanto appena affermato, dipende dalla collocazione temporale dei contributi. Nello specifico:

  • chi ha meno di 18 anni di contributi alla data del 31 dicembre 1995, la pensione sarà calcolata con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 1995, e con il metodo contributivo dal 1° gennaio 1996;
  • chi ha 18 anni o più di contributi alla data del 31 dicembre 1995, la pensione sarà calcolata con il sistema retributivo fino al 31 dicembre 2011, e con il metodo contributivo dal 1° gennaio 2012.

Per i più giovani, invece, che hanno cominciato a lavorare dal 1° gennaio 1996 – anno di entrata in vigore della Riforma Dini che per prima introdusse il sistema contributivo – la pensione verrà tutta calcolata col metodo contributivo.

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Quanto diminuisce la pensione con il sistema contributivo 

Appreso che la pensione contributiva è più penalizzante rispetto al sistema retributivo, non ci resta che capire di quanto diminuisce la pensione nel primo caso. Tralasciando complessi calcoli matematici, e sintetizzando molti fattori che influiscono sulla determinazione dell’importo pensionistico, è stato stimato che un lavoratore di 66 anni prossimo alla pensione, titolare di un reddito annuo lordo di circa 30.000 euro, godrà di un trattamento previdenziale che si aggira attorno al 79% dello stipendio in caso di utilizzo del metodo retributivo. Conti alla mano, la pensiona annua lorda sarà di 23.700 euro.

Diversamente, laddove la pensione sarebbe stata rivalutata interamente in base al metodo contributivo, il trattamento previdenziale per un 45enne si aggirerebbe attorno al 54% del reddito annuo lordo, quindi 16.200 euro annui lordi.

Nell’esempio proposto, la differenza è di circa 6.000 euro annui lordi. Chiaramente, come anticipato, occorre osservare caso per caso la storia lavorativa di ciascun lavoratore e considerare tutti gli elementi che incidono sul calcolo.

 

Daniele Bonaddio

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