Quota 100 e reddito di cittadinanza: che fine fanno nel 2020?

Quota 100 e reddito di cittadinanza: che fine fanno nel 2020? Alla luce della crisi di governo, che ha visto il premier Giuseppe Conte rassegnare ufficialmente le dimissioni dalla carica politica, si è aperta una instabilità politica senza precedenti. Chiaramente la decisione del primo ministro, spinto dalla mozione di sfiducia del ministro dell’Interno, nonché capogruppo di Lega, Matteo Salvini, produrrà indirettamente effetti sulle misure ancora in cantiere e sul futuro orientamento politico. Ma non solo. In relazione alle imminenti decisioni rimesse al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine delle consultazioni, si aprono diversi scenari anche sulle principali misure attualmente vigente. Stiamo parlando chiaramente del recentissimo pensione “quota 100” e Reddito di Cittadinanza, che sebbene sono misure avvallate anche dalla Lega, rimangono comunque strumenti fortemente voluti dal Movimento 5 stelle.

Dunque, va da sé che laddove il futuro scenario politico non dovesse prevedere all’Esecutivo una maggioranza pentastellata, ecco che entrerebbero fortemente in bilico le due misure cardine di Luigi Di Maio. La domanda più ricorrente degli italiani è che fine fanno nel 2020 la pensione “quota 100” e il Reddito di Cittadinanza. Le incognite, allo stato attuale dei fatti, sono tanti ma è possibile tracciare qualche previsione (seppur con le dovute attenzioni) in merito al futuro di “quota 100” e del “reddito di cittadinanza”.

Quota 100 e reddito di cittadinanza: rivisitazione o abolizione per evitare infrazione IVA?

Quel che sarà di “quota 100” e del Reddito di Cittadinanza è conseguenza anche dei primi numeri che hanno fatto registrare tali misure ma soprattutto dell’eventuale dirottamento di finanziamenti verso provvedimenti normativi che hanno la finalità di evitare l’aumento dell’IVA.

Per ovviare alle clausole di salvaguardia dell’IVA, che sancirebbe un solco disastroso sull’economia degli italiani, servono ben 23 miliardi di euro. Parte delle risorse finanziarie potrebbero arrivare proprio da una futura rivisitazione di “quota 100” e del Reddito di Cittadinanza, se non a un’ipotetica abrogazione a tout court.

Dunque, gran parte delle future manovre dell’Esecutivo ruoteranno attorno all’aumento IVA. Chiaramente un’ipotetica sospensione parziale delle misure non risolverebbe del tutto il deficit di 23 miliardi ma sarebbe comunque una soluzione tampone in un momento di difficoltà economica e politica. Un segnale importante sul futuro delle due misure in argomento si paleserà con la presentazione della nota di aggiornamento al DEF, da presentare entro il 27 settembre 2019.

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Quota 100 e reddito di cittadinanza: conseguenze crisi di governo

È dunque facilmente intuibile come il 2020 si presenta pieno di incognite, legato a numerosi elementi come la crisi di governo. I mass media hanno già ipotizzato un’eventuale abrogazione di “quota 100” e del Reddito di Cittadinanza, o comunque a delle pesanti modifiche.

In caso di eventuale alleanza giallo-rossa (M5S e PD), certamente Luigi Di Maio difenderebbe a spada tratta il Reddito di Cittadinanza, in quanto cavallo di battaglia del M5S. Quindi, un’eventuale abrogazione del beneficio economico sarebbe molto remota. A rischio sarebbe semmai la pensione “quota 100” in un’ottica di spending review, anche perché le domande finora giunte all’INPS sono al di sotto delle aspettative. Inoltre, la ratio della norma non ha ancora avuto modo di perfezionarsi, visto che lo scopo primario è quello di favorire il ricambio generazionale. Infatti, alle uscite anticipate dal lavoro non sono corrisposte altrettante assunzioni, colpa probabilmente anche del cuneo fiscale considerato ancora troppo alto. Non bisogna dimenticare, altresì, che alcune aziende sono contrarie a eventuali esodi, in quanto trattasi di personale con esperienza e difficilmente rimpiazzabili con nuovi profili, specie in realtà dove la formazione non viene per nulla attuata.

Differente sarebbe lo scenario se il Presidente della Repubblica decidesse di dare nuovamente parola agli italiani, come auspicato più volte da Matteo Salvini. In quest’ultimo caso, qualora la Lega otterrebbe la maggiorazione di governo, ecco che il RdC rischierebbe seriamente la definitiva abrogazione o almeno una modifica sostanziale.

Quota 100 e reddito di cittadinanza: il punto

Alla luce di quanto detto, probabilmente non sarà un nuovo governo o una nuova maggioranza a mettere a rischio la pensione “quota 100” o il Reddito di Cittadinanza, ma le conseguenze delle misure sono dettate principalmente dal bisogno di coperture per evitare l’aumento dell’IVA. Ovviamente l’Esecutivo che ha introdotto le misure in questione farà di tutto per cercare le coperture finanziarie e mantenerne la validità; al contrario, un nuovo governo potrebbe concentrarsi su elementi diversi e di più vasta importanza.

Pare che il nuovo Governo giallorosso in via di definizione punti a una ridefinizione delle finestre di uscita, con lo scopo di ridurre i flussi annuali di cittadini che lasciano il lavoro per andare in pensione. Per quanto riguarda quota 100 potrebbe esserci l’innalzamento della soglia anagrafica di accesso, da 62 a 64 anni: una graduale riduzione della platea, che porterà poi a uno stop anticipato di un anno alla sperimentazione, che terminerebbe così a fine 2020 (anziché il 2021 come previsto dalla sperimentazione).

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Reddito di cittadinanza

L’introduzione del Reddito di Cittadinanza ha dato corpo e struttura alla svolta intrapresa dal nostro Paese nelle politiche di contrasto alla povertà avvenuta con l’avvio del Reddito di Inclusione. Più che di una svolta, si è trattato di una vera e propria rivoluzione epocale, paragonabile alla creazione del Servizio Sanitario Nazionale e alla chiusura dei manicomi. Una rivoluzione frutto di un lungo percorso di sperimentazioni e battute di arresto che ha visto protagonisti governi di diverso colore negli ultimi venti anni, e che si inserisce in un contesto culturale, quello italiano, ancora molto legato all’idea di aiuto come di una mera erogazione monetaria dallo Stato e ancora poco preparato, forse, alle logiche del “contrasto alla povertà”, della “condizionalità”e della “inclusione attiva”.Sulla nuova misura è stato detto tutto e il contrario di tutto, da politici, giornalisti, opinionisti, esperti, generando confusione non solo tra i cittadini, ma anche tra gli stessi tecnici e tra gli operatori.La finalità di questo manuale è illustrare e spiegare la nuova misura nella sua globalità, sistematizzando in chiave tecnico/professionale tutte le informazioni e le conoscenze necessarie per una corretta interpretazione dell’impianto stabile e della struttura normativa di riferimento, con particolare riferimento alle innovazioni introdotte e alle ricadute operative e organizzative sui territori e gli Enti locali, pubblici e privati: questo è infatti il taglio che ha guidato l’esposizione dei vari argomenti, anche quelli all’apparenza solo di stretto interesse degli utenti finali. Più nello specifico, l’obiettivo degli autori è fornire agli operatori della formazione professionale, dei servizi di orientamento, delle agenzie per il lavoro, dei servizi sociali e dell’assistenza alle persone in condizione di svantaggio sociale, tutti gli strumenti di base per una piena comprensione dei dispositivi normativi connessi ad ampio raggio al Reddito di Cittadinanza. Nicoletta Baracchini Giurista esperta di legislazione sociale e sanitaria. Consulente ANCI in materia di ISEE e componente del gruppo ministeriale sull’attuazione dell’ISEE. Collabora con Regioni ed Enti locali per le normative in materia di organizzazione, regolamentazione e valutazione di servizi pubblici. Emilio Gregori Partner e senior consultant di Synergia e docente di Statistica presso l’Università L. Bocconi di Milano. Si occupa di analisi di sistema per i servizi sociali; svolge consulenza e attività di formazione relativamente alla programmazione e pianificazione territoriale delle politiche sociali e delle misure di contrasto alla povertà. Giovanni Viganò Partner e senior consultant di Synergia e docente di Metodi Quantitativi per le Scienze Sociali presso l’Università L. Bocconi di Milano. Esperto nella progettazione e implementazione di Sistemi Informativi Sociali, è stato consulente esperto per conto del Formez del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nelle aree di Lavoro Comune con INPS e Regioni per l’implementazione del SIUSS.    

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Daniele Bonaddio

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