Ieri, il Comitato dei nove della Commissione Giustizia dell’aula di Montecitorio ha dato parere favorevole a due emendamenti proposti dalla maggioranza che prevedono rispettivamente il carcere per i giornalisti che pubblicano intercettazioni ritenute “irrilevanti”, e il divieto della pubblicazione delle intercettazioni fino alla c.d. udienza filtro.
Il primo emendamento, a firma di Manlio Contento, prevede la reclusione da sei mesi a tre anni per i giornalisti che pubblicano intercettazioni irrilevanti, scevre cioè da qualsiasi elemento che sia penalmente rilevante. Sono tali quelle intercettazioni che dopo l’udienza-stralcio vengono ‘chiuse’ nell’archivio di segretezza, o quelle che il pm non fa trascrivere quando manda al giudice una richiesta di misura cautelare.
Il black out informativo creato dai limiti imposti alla pubblicazione delle telefonate, che non potranno nemmeno essere riportate per riassunto o nel contenuto, impedendo di fatto di sapere alcunché delle inchieste in corso, ha suscitato l’ira della relatrice del testo Giulia Bongiorno, che ha lasciato l’incarico in segno di protesta. La precedente relatrice chiedeva infatti di restare fermi al testo licenziato un anno fa grazie alla sua mediazione, e che permetteva di riportare almeno il contenuto della intercettazioni fino all’udienza-filtro.
Nella seduta di ieri è stata modificata anche la c.d. Norma ammazza blog: solo le testate on-line che risultano registrate ai sensi della legge sulla stampa avranno l’ obbligo di rettificare entro 48 ore qualsiasi notizia che venga ritenuta lesiva da chiunque si ritenga interessato, pena una multa che arriva a sfiorare i 12 mila euro. Con la distinzione tra testate giornalistiche on-line e siti amatoriali, vengono dunque salvati i classici blog dal rischio di dover pagare multe salatissime.
Nel frattempo in un clima di altissima tensione la Camera ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità presentate dalle opposizioni.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento