Già il Parlamento europeo aveva votato a favore della riforma. L’Ok finale è stato dato oggi, 15 aprile 2019, dal Consiglio europeo (l’organo composto dai Capi di stato e di governo dei 28 Paesi Ue).
Come annunciato, l’Italia ha votato contro assieme a Svezia, Finlandia, Polonia, Olanda e Lussemburgo. Astenuti Slovenia, Estonia e Belgio. La Germania ha fatto mettere a verbale un suo protocollo in cui invita la Commissione, responsabile dell’attuazione, ad evitare filtri all’upload e censura.
“Sono molto contento che abbiamo ottenuto un testo bilanciato, creando molte opportunità per il settore creativo europeo, che rifletterà meglio la nostra diversità culturale, e per gli utenti, la cui libertà di espressione su internet sarà consolidata. E’ una pietra miliare per lo sviluppo di un mercato unico digitale robusto e ben funzionante”, ha detto Valer Daniel Breaz, ministro rumeno della cultura e presidente di turno del Consiglio Ue.
“Direttiva Ue sul Copyright: cosa prevede davvero la Riforma”
Le novità della riforma del Copyright
Tra le novità più importanti della riforma, viene data la possibilità (non l’obbligo) agli editori di stampa di negoziare accordi con le piattaforme per farsi pagare l’utilizzo dei loro contenuti. Gli introiti dovranno essere condivisi con i giornalisti. Viene riconosciuto il diritto a colmare il divario tra i ricavi che le grandi piattaforme commerciali fanno diffondendo contenuti protetti da copyright e la remunerazione offerta a musicisti, artisti o detentori dei diritti. Gli utenti non rischiano più sanzioni per aver caricato online materiale protetto da copyright non autorizzato, ma la responsabilità sarà delle grandi piattaforme come YouTube o Facebook.
Il voto sulla riforma del Copyright
Il provvedimento che riforma il diritto d’autore ha ottenuto la maggioranza qualificata: 19 i sì, 6 i contrari e 3 gli astenuti. Tra i voti contrari, l’Italia, il Lussemburgo, l’Olanda, la Polonia, la Finlandia, che hanno messo per iscritto la loro contrarietà al testo, affermando che considerano la riforma un passo indietro perché non assicura «il giusto equilibrio tra protezione dei diritti e interessi dei cittadini e delle aziende» e perché avrà «un impatto negativo sulla competitività nel mercato unico digitale europeo». Altro Stato contrario la Svezia.
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