Rivalutazione pensioni 2019: importi, esempi, calcolo, come incide sugli assegni

Via libera, dal 1° gennaio 2019, ai nuovi criteri e modalità di calcolo della rivalutazione annuale delle pensioni. Il nuovo meccanismo di “perequazione automatica” è stato illustrato dall’INPS nella Circolare n. 44 del 22 marzo 2019, che attua quanto contenuto all’art. 1, co. 160 della Legge di Bilancio 2019 (L. n. 145/2018). Il ricalcolo delle pensioni, operativo esclusivamente dal 1° gennaio 2019, e fino a tutto il 2021, tocca esclusivamente i trattamenti di importo complessivo lordo superiore a tre volte il trattamento minimo (1.522,26 euro). Ciò significa che fino al predetto importo mensile, il pensionato riceverà il 100% della rivalutazione annuale, mentre sono previste aliquote decrescenti relative ai trattamenti pensionistici di importo complessivo oltre 3 e fino a 9 volte il trattamento minimo.

Ma vediamo nel dettaglio che effetto ha in termini economici l’applicazione della nuova rivalutazione annuale delle pensioni.

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Rivalutazione pensioni 2019: variazione percentuale

Innanzitutto, si ricorda che il 26 novembre 2018 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Interministeriale 16 novembre 2018 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, recante il “Valore della variazione percentuale, salvo conguaglio, per il calcolo dell’aumento di perequazione delle pensioni spettante per l’anno 2018 con decorrenza dal 1° gennaio 2019, nonché il valore definitivo della variazione percentuale da considerarsi per l’anno 2017 con decorrenza dal 1° gennaio 2018”.

Tale Decreto ha stabilito che, dal 1° gennaio 2019, è previsto un aumento delle pensioni dell’1,1% a causa del meccanismo della c.d. “perequazione automatica” dell’importo all’inflazione, vale a dire al costo della vita, stimata dall’ISTAT.

Per quest’anno, quindi, come è accaduto per il 2018, vi è un aumento degli assegni pensionistici dell’1,1%.

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Rivalutazione pensioni 2019: perequazione automatica

Il motivo per il quale milioni di pensionati a partire dal mese di gennaio 2019 godono dell’aumento pensionistico, è attribuibile principalmente al meccanismo di perequazione. In sostanza, si tratta di una rivalutazione dell’importo pensionistico legato all’inflazione. Dunque, grazie alla perequazione – che è automatica – l’importo degli assegni previdenziali viene adeguato all’aumento del costo della vita come indicato dall’ISTAT.  In questo modo, lo Stato tutela tutti quei pensionati che a causa dell’aumento del costo della vita avranno un minore potere d’acquisto. Per quest’anno, come specificato, l’indice è risultato pari all’1,1%.

Tuttavia, la rivalutazione dell’1,1% non si applica in maniera indistinta per tutti i pensionati, ma si differenzia in base all’importo dell’assegno percepito, in funzione dei meccanismi di rivalutazione.

Rivalutazione pensioni 2019: come funziona

Fino al 31 dicembre 2018, vigeva un sistema di rivalutazione suddiviso in cinque scaglioni. Siccome tale meccanismo non è stato prorogato, sarebbe dovuto subentrare nuovamente il sistema previsto dalla L. n. 388/2000. Tuttavia, esclusivamente per il triennio 2019-2021, il legislatore ha previsto nella Legge di Bilancio 2019 (L. n. 145/2018) che una nuova disciplina della perequazione automatica dei trattamenti pensionistici.

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Si prevedono aliquote decrescenti, relative ai trattamenti pensionistici di importo complessivo fino a 9 volte il trattamento minimo, come di seguito indicato:

  • 100% (come attualmente previsto) per i trattamenti pensionistici il cui importo complessivo sia pari o inferiore a 3 volte il trattamento minimo INPS;
  • 97% (in luogo dell’attuale 95%) per i trattamenti pensionistici il cui importo complessivo sia superiore a 3 volte e pari o inferiore a 4 volte il predetto trattamento minimo;
  • 77% (in luogo dell’attuale 75%) per i trattamenti pensionistici il cui importo complessivo sia superiore a 4 volte e pari o inferiore a 5 volte il trattamento minimo;
  • 52% (in luogo dell’attuale 50%) per i trattamenti pensionistici il cui importo complessivo sia superiore a 5 volte e pari o inferiore a 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% (in luogo dell’attuale 45%) per i trattamenti pensionistici il cui importo complessivo sia superiore a 6 volte e pari o inferiore a 8 volte il trattamento minimo;
  • 45% per i trattamenti pensionistici il cui importo complessivo sia superiore a 8 volte e pari o inferiore a 9 volte il trattamento minimo;
  • e 40% per i trattamenti di importo complessivo superiore a quest’ultimo limite.

Quanto appena descritto significa che:

  • fino a 1.522,26 euro, è garantita la rivalutazione piena (1,1%);
  • oltre 1.522,26 euro e fino a 2.029,68 euro, si applica il 97% della rivalutazione (1,067%)
  • oltre 2.029,68 euro e fino a 2.537,10 euro, si applica il 77% della rivalutazione (0,847%);
  • oltre 2.537,10 euro e fino a 3.044,52 euro, si applica il 52% della rivalutazione (0,572%);
  • oltre 3.044,52 euro e fino a 4.059,36 euro, si applica il 47% della rivalutazione (0,517%);
  • oltre 4.059,36 euro e fino a 4.566,78 euro, si applica il 45% della rivalutazione (0,495%);
  • oltre 4.566,78 euro e fino a 4.569,28 euro, si applica il 40% della rivalutazione (0,44%).

Rivalutazione 2019: esempi di calcolo

Alla luce del predetto meccanismo di rivalutazione delle pensione, per l’anno 2019, si avranno i seguenti aumenti mensili sui trattamenti previdenziali:

Importo 2018 Aumento mensile Importo 2019
1.000 euro 11 euro 1.011 euro
1.500 euro 16,50 euro 1.516,50 euro
2.000 euro 21,34 euro 2.021,34 euro
2.500 euro 21,18 euro 2.521,18 euro
3.000 euro 17,16 euro 3.017,16 euro
3.500 euro 18,10 euro 3.518,10 euro
4.000 euro 20,68 euro 4.020,68 euro
4.500 euro 22,28 euro 4.522,28 euro

Daniele Bonaddio

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