Pensione di cittadinanza e Quota 100: a chi spettano

La manovra 2019, ribattezzata dal M5S “Manovra del popolo”, vede in prima linea numerose novità in ambito pensioni. Il vice premier, Luigi Di Maio, al termine della nota di aggiornamento del DEF ha annunciato ufficialmente l’entrata in scena della pensione di cittadinanza, che servirà per integrare le pensioni minime oltre le soglie di povertà. Le risorse finanziarie dovrebbero essere garantite dal taglio delle pensioni d’oro e da tutti quei privilegi superflui.

Per quanto riguarda la flessibilità in uscita, invece, si è già detto più volte che torna la “Quota 100. Sul punto, Matteo Salvini ha ribadito: “Partiremo già da prossimo anni con la piena riforma della legge Fornero. Senza penalizzazioni, senza paletti, senza limiti, senza tetto al reddito. Chi vuole avrà la possibilità, non l’obbligo, di andare in pensione con alcuni anni di anticipo, senza penalizzazioni”.

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Dunque non ci saranno penalità per chi si pensionerà con tale sistema, rispetto alla pensione ordinaria (pensione di vecchiaia o pensione anticipata).

Ma vediamo ne dettaglio a chi spettano e come funzionano la pensione di cittadinanza e quota 100.

Pensione di cittadinanza: come funziona

La nota di aggiornamento nel DEF ha aperto le strade non soltanto al famosissimo reddito di cittadinanza, ma anche alla pensione di cittadinanza. Si tratta di uno dei cavalli di battaglia del M5S che agevolerebbe tutte quelle pensioni di importo inferiore a 780 euro. In pratica, dal 2019, chi riceve una pensione di 400 euro per esempio, riceverà 380 euro in più, per arrivare all’importo di 780 euro che è l’importo di povertà stabilita dall’Istat.

La pensione di cittadinanza dovrebbe essere percepita anche da chi ha una pensione di invalidità e da chi gode dell’assegno sociale; infatti, se è al di sotto della soglia, spetta l’aumento come appena descritto.

Certamente per avere diritto all’integrazione del minimo è necessario produrre un valido ISEE che attesta la condizione sociale del pensionato, come tra l’altro previsto anche per le altre misure di contrasto alla povertà.

Attualmente si stima che il 62,2% delle pensioni italiane è sotto soglia, con una prevalenza del genere femminile. L’aumento dovrebbe essere garantito tramite l’introduzione di imposte sul gioco d’azzardo, banche, compagnie petrolifere e tagli ai finanziamenti alla stampa. Altre ipotesi portano a prelievo di una parte dei finanziamenti necessari per attuare la manovra dal Fondo Sociale Europeo.

Quota 100: niente penalità o limiti di reddito

È da tempo ormai che si sta parlando di alleggerire la flessibilità in uscita in ambito pensionistico, smontando così pezzo dopo pezzo quel che la Riforma Fornero del 2012 ci aveva imposto. L’idea è la reintroduzione della “quota 100”, ossia una nuova uscita anticipata dal lavoro (anticipata rispetto all’ordinaria pensione di vecchiaia o anticipata), raggiungibile allorquando la somma dell’età anagrafica dei lavoratori e gli anni di contributi versati è almeno pari a 100. L’unica cosa certa è che non si subiranno tagli all’assegno pensionistico e non ci saranno limiti di reddito per l’accesso e tutto partirà nel 2019.

Quota 100: quanti contributi ed età si devono maturare?

Il governo sembra intenzionato a garantire la quota 100 con 38 anni di contributi, ossia all’età di 62 anni. Non ci sarà inoltre nessuna penalizzazione per chi si pensionerà con tale sistema, e quindi con un anticipo sostanziale rispetto alle pensione di vecchiaia che ora è a 66 anni e 7 mesi.

Quindi, se ad esempio un lavoratore ha 63 anni e 37 di contributi dovrà aspettare un altro anno prima di ritirarsi dal lavoro. Le quote saranno le seguenti: 62+38 (Quota 100); 63+38 (101); 64+38 (102) e via dicendo.

Per attuare la manovra pensionistica serviranno tra i 7 e gli 8 miliardi il primo anno e poi un miliardo in più dal prossimo anno. Una cifra non da poco, che però permetterebbe a circa 400mila lavoratori in più ad andare in pensione prima del previsto.

Daniele Bonaddio

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