Manovra 2019, nuova pensione anticipata: come funziona

Con l’avvicinarsi della manovra 2019 che il governo giallo-verde sta attuando nelle ultime ore, ecco che si stanno delineando nuovi orizzonti pensionistici per uscire anzitempo dal lavoro e godere così finalmente della tanto attesa pensione. In tal contesto, un’ipotesi alternativa della pensione di vecchiaia, che è comunque legata a un’età minima di 66 anni e 7 mesi (dal 1° gennaio 2019 saranno 67 anni, sempre se non verrà bloccato l’adeguamento alla speranza di vita), con la maturazione di almeno 20 anni di contributi, è la nuova pensione anticipata: ma come funziona?

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Si tratta di un trattamento pensionistico erogato nei confronti dei lavoratori iscritti all’assicurazione generale obbligatoria, alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi (artigiani, commercianti e coltivatori diretti) ai fondi sostitutivi, esonerativi ed esclusivi della stessa nonché agli iscritti presso la gestione separata dell’Inps.

Il vantaggio risiede nella possibilità di accedervi indipendentemente dall’età anagrafica del beneficiario, in quanto basta perfezionare il solo requisito contributivo previsto dalla legge.

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Nuova pensione anticipata: requisiti minimi e decorrenza

S ricorda che la pensione anticipata è stata introdotto nel 2012 dalla c.d. “Manovra Salva-Italia” (art. 24 del D.L. n. 201/2011, convertito nella L. n. 214/2011), in sostituzione della pensione di anzianità. Inizialmente, la norma prevedeva un meccanismo di disincentivazione per chi percepiva la pensione prima dei 62 anni d’età. Il taglio era pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto ai 60 anni di età e dell’1% per ogni anno prima dei 62.

La penalizzazione è stata, dapprima bloccata sino al 31.12.2017 dall’articolo 1, co. 113 della legge 190/2014, e successivamente soppressa in via definitiva dall’articolo 1, co. 194 della legge 232/2016.

Attualmente, indipendentemente dal fatto che i lavoratori siano nel sistema retributivo, contributivo o misto, la pensione di vecchiaia, per l’anno 2018, si matura a:

  • 42 anni e 10 mesi (pari a 2227 settimane), sia per donne che per uomini.

Dal 1° gennaio 2019, e fino al 31 dicembre 2020, i requisiti vengono rivisti al rialzo per effetti dello scenario demografico Istat 2016, il quale prevede che:

  • per gli uomini servono 43 anni e 3 mesi (pari a 2249 settimane);
  • mentre per le donne il requisito contributivo rimane fermo a 42 anni e 10 mesi, creando nuovamente un disallineamento fra uomini e donne.

Ai fini del computo dei requisiti contributivi, il lavoratore può considerare la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurato (obbligatoria, figurativa, volontaria e da riscatto).

L’assegno pensionistico decorre dopo il perfezionamento del requisito contributivo, in quanto non si applicano più le finestre mobili, ossia quel periodo che intercorreva tra il raggiungimento del requisito contributivo e la liquidazione del primo assegno pensionistico.

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Nuova pensione anticipata: chi può accedere alla “quota 41”?

Esistono però anche altri modi per collocarsi a riposo con la pensione anticipata: è il caso dei lavoratori precoci. Si tratta di persone che hanno iniziato a lavorare – per almeno 12 mesi in modo effettivo anche non continuativi – prima della maggiore età, ossia che non hanno compiuto 19 anni d’età.

Per tali soggetti, la Legge di Bilancio del 2017 (Legge n. 232/2016) all’art. 1, co. 199 ha introdotto una norma – successivamente adottata con Dpcm n. 87 del 23 maggio 2017, che consente a determinate categorie di soggetti in difficoltà di accedere alla pensione anticipata – a decorrere dal 1° maggio 2017 – con uno sconto rispetto alle regole ordinarie.

Oltre ai requisiti appena citati, è necessario che l’interessato si riconosca in almeno uno dei seguenti profili di tutela:

  1. stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e hanno concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi;
  2. assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge, la persona in unione civile o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della Legge 5 febbraio 1992, n. 104;
  3. hanno una riduzione della capacità lavorativa, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell’invalidità civile, di grado almeno pari al 74%;
  4. lavoratori dipendenti addetti alle cd. attività gravose (categoria che dal 1° gennaio 2018 include 15 attività professionali dalle 11 precedenti) e che svolgono tali attività da almeno sette anni negli ultimi dieci o da almeno sei anni negli ultimi sette prima del pensionamento;
  5. sono lavoratori usuranti che soddisfano e condizioni di cui all’articolo 1, commi da 1 a 3 del decreto legislativo del 21 aprile 2011, n. 67.

Nuova pensione anticipata: chi vi può accedere a 63 anni?

Altra soluzione per pensionarsi con la pensione anticipata è quella di raggiungere i 63 anni e 7 mesi d’età se si possiedono almeno 20 anni di contributi, interamente versati dopo il 1° gennaio 1996 (rientrante così nel sistema contributivo), e se l’assegno calcolato supera di 2,8 volte l’assegno sociale (deve quindi superare i 1.254,60 euro mensili). In pratica sono coinvolti solo coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 con il solo sistema contributivo.

Anche il requisito anagrafico di 63 anni è soggetto agli adeguamenti alla speranza di vita sopra citati. Pertanto nel triennio 2016-2018 questo valore è stato incrementato di ulteriori sette mesi diventando pari a 63 anni e 7 mesi e dal 2019 passerà a 64 anni e continuerà a seguire nel tempo gli adeguamenti alla speranza di vita Istat.

Daniele Bonaddio

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