La vicenda si è aperta da aprile 2015, quando Bruxelles avviò un’indagineche portò l’anno dopo alla’ccusa formale: Google cioè obbliga i produttori di smartphone e tablet a pre-installare Play Store (l’app store di Google che tutti utilizziamo). PlayStore può essere scaricato solo attraverso Google Search, il quale a sua volta può essere trovato solo con Google Chrome.
In questa matrioska, in pratica, l’azienda si assicura che le due app siano pre-installate sulla maggioranza dei dispositivi venduti in Europa, visto che l’80% dei devices venduti usa Android, e non solo in Europa ma in tutto il mondo.
In pratica Android è stata il cavallo di Troia di Google, che se ne è servita per imporre a tutto il globo i suoi prodotti.
Per la Commissione ha “attuato una strategia sugli apparecchi mobili per conservare e rafforzare il suo dominio nel campo delle ricerche internet”, violando le regole Ue sulla concorrenza. Ora quindi Google dovrà pagare caro. Anche se, a dir la verità, considerando il volume d’affari del colosso, impiegherà poche settimana di fatturato per racimolare la cifra della sanzione inflitta.
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