“L’avanzo sull’estero di quest’anno è al 2,7 per cento del Pil, per un valore complessivo di circa 50 miliardi: esattamente ciò che manca alla domanda interna”, ha spiegato Savona in un’intervista al quotidiano La Verità.
“Se l’Ue lo accetta, meglio ancora se propone essa stessa, nel reciproco interesse, un piano di investimenti di tale importo, la crescita del Pil nominale che ne risulterebbe può consentire un gettito fiscale capace di coprire allo stesso tempo la quota parte delle spese correnti implicite nelle proposte di Flat tax, salario di cittadinanza e revisione della Legge Fornero senza aumentare né il disavanzo pubblico né il rapporto debito pubblico/Pil su base annua”, ha aggiunto Savona.
In parole povere, non ci sarebbe per il ministro Savona, un piano B per uscire dall’Eurozona, ma un piano A che consentirebbe di utilizzare l’avanzo di 50 miliardi con l’estero per un gigantesco programma di investimenti in Italia, senza mettere in pericolo le riforme annunciate dal Governo Conte e dai suoi alfieri – Luigi Di Maio e Matteo Salvini e i conti del Paese.
Ha infatti ribadito nell’intervista “Preferisco parlare del piano A, cioè della nostra azione di governo, di come l’Italia può restare nell’Ue e, di conseguenza, di come questa possa sopravvivere”.
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