E’ però evidente che il contrasto all’evasione fiscale non è cosa che può farsi nei cenacoli e neppure ex cathedra ,ovvero parlandone ed eseguendo i controlli,come si dice a”tavolino” Non è più tempo infatti per sperare che le esangui casse erariali si rivitalizzino con la “voluntary disclosure” o con la cosi detta “compliance dichiarativa”.
Tanto per dire che, a parte il fatto che la lingua italiana è ricca di vocaboli, non si può pensare che bastino roboanti inglesismi per arginare il massiccio e diffuso fenomeno della evasione fiscale. L’Amministrazione Fiscale deve invece capire che le locuzioni inglesi, se pure adornano l’estetica discorsiva, al redde rationem assomigliano a quei solenni candelabri che illuminano ma non riscaldano.
L’evasione fiscale, quella praticata dagli esercenti minori, anche se ampia e diffusa, si realizza con metodi quasi dozzinali e quindi anche un semplice questionario può fungere da deterrente ed indurre il ravvedimento. Ciò non accade con le così dette grandi cappelle che non si turbano per le locuzioni albioniche e non si intimoriscono al cospetto di corposi questionari, se mai li ricevano. E’ qui che si annida la grande evasione, ed è qui che il fenomeno assai spesso assume anche contorni criminali. Mettere sotto controllo il territorio è la sola arma necessaria per sconfiggere la grande evasione.
Bisogna guardarli in faccia questi figuri, bisogna passare a setaccio le contabilità aziendali per individuare ogni elemento utile a smascherare le magagne che la veste formale ineccepibile copre abilmente. Per ciò fare serve però un agguerrito corpo ispettivo di funzionari che sappia ricercare la materia imponibile occultata, di guisa che la irrogazione delle sanzioni sia la conseguenza immediata dei tributi evasi e non il presupposto del controllo fiscale.
L’intima connessione tra la imposizione diretta e quella indiretta richiede che i controlli siano sempre eseguiti con accesso aziendale e con metodo globale. L’ AF ha già sperimentato tale tipologia di controlli, ma i risultati furono tutt’altro che soddisfacenti sia per le profonde distanze esistenti tra il comparto delle Imposte Dirette e quello delle Imposte Indirette, ed anche perché i controlli da eseguire venivano scelti mediante sorteggio.
Cotale modus operandi avveniva nel secolo scorso. Ora che le Agenzie delle Entrate amministrano la totalità dei tributi, indubbiamente ne risulta facilitato il compito a condizione però che l’Amministrazione Centrale e soprattutto la politica facciano la loro parte in termini di risorse umane ed economiche.
Serve Personale di alto profilo professionale, servono seminari di studio ed aggiornamento, serve materiale didattico di elevato prestigio editoriale, servono mezzi che diano lustro al delicato lavoro da svolgere.
Non serve alla bisogna lo sfoggio di incomprensibili termini presi in prestito da lingue diverse dalla nostra se si vuole evitare di raccogliere il frutto amaro del “vaffa” di casa nostra che continueranno a spedire tutti coloro che non pagano le tasse.
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