Gli aventi diritto a fruire di questa legge sono i dipendenti statali e i dipendenti del settore privato che abbiano sottoscritto un contratto di lavoro dipendente, sia esso full time o part time. L’obiettivo della legge è assicurare un adeguato sostegno alla persona che presenti gravi problemi di salute per garantirgli dignità e autonomia.
Per beneficiare delle agevolazioni previste da questa legge, si deve inoltrare una domanda in cui, attraverso un’autocertificazione, vengono specificate tutte le condizioni personali che comportano la necessità della domanda: la relazione e il grado di parentela, affinità o coniugio e la situazione di handicap.
Oltre alle diverse agevolazioni, la legge 104 garantisce i permessi retribuiti che, ad oggi, sono oggetto di discussione in merito al relativo preavviso che nel testo della legge non viene specificato, né formalmente disciplinato. Per prima cosa, accenniamo brevemente a quali sono le categorie che hanno diritto ad usufruire dei permessi e a come questi possono essere gestiti, rimandiamo a questo articolo sulla legge 104 per ulteriori approfondimenti.
Come già detto, i permessi retribuiti spettano al lavoratore disabile e a coloro che si trovano nella condizione di dover assistere un familiare affetto da handicap grave e si traducono in tre giorni di riposo al mese o in riposi giornalieri di una o due ore.
Possono usufruire dei permessi retribuiti:
- I lavoratori dipendenti che abbiano sottoscritto un contratto individuale di lavoro, sia esso full time o part time;
- I lavoratori dipendenti, assunti attraverso un contratto di lavoro individuale che sono genitori, sia biologici, sia adottivi o affidatari, anche non in situazione di convivenza con il figlio disabile a carico;
- I lavoratori dipendenti, assunti attraverso un contratto di lavoro individuale, il cui coniuge sia portatore di disabilità;
- I lavoratori dipendenti, assunti attraverso un contratto di lavoro individuale, parenti o affini di una persona disabile entro il II grado.
- I lavoratori dipendenti assunti attraverso un contratto di lavoro individuale, parenti o affini, entro il III grado.
Sebbene, come già detto, il testo della legge in oggetto non preveda alcun obbligo di preavviso che, quindi, ad oggi, non è regolamentato, è di recente interesse una riflessione su questo tema per i dipendenti pubblici che usufruiscono di tali permessi e, nel contempo, di coloro che usufruiscono dei permessi che vengono garantiti per le donazioni di sangue o midollo osseo.
Si comincia a parlare infatti, di un obbligo di preavviso che corrisponda a tre giorni e che sia volto a garantire la funzionalità degli uffici ed una migliore organizzazione delle attività amministrative. La proposta arriva dall’Aran, l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni che pone la questione in concomitanza con della trattazione relativa al rinnovo del contratto degli statali.
L’obiettivo è quello di riuscire a far conciliare il diritto ai tre giorni di permesso, garantito dalla legge per i lavoratori dipendenti, con le esigenze e l’organizzazione degli uffici di competenza, al fine anche di rendere più difficili gli abusi che sono stati oggetto anche della Riforma Madia, relativa ai procedimenti disciplinari e che prevede il licenziamento dopo tre anni di valutazioni negative.
L’Aran conferma i tre giorni di permesso e la loro fruibilità a discrezione delle esigenze del lavoratore, ma propone un lasso di tempo entro il quale dare il preavviso e che corrisponde a tre giorni. Verrebbe quindi introdotto un obbligo di comunicazione per permettere una giusta organizzazione del lavoro. Si è anche ipotizzato la possibilità, per il lavoratore dipendente, di redigere un calendario in cui venga organizzata, in anticipo, una programmazione mensile per la fruizione de permessi, in tutti i casi in cui il lavoratore ne abbia bisogno: fruizione della legge 104; donazione del sangue; donazione del midollo osseo.
Tuttavia, trattandosi di diritto alla salute, si ipotizza anche la possibilità di ridurre il periodo di preavviso di tre giorni nei casi di urgenza o improvvisa necessità. La proposta è quindi quella di inserire una clausola che garantisca il poter venir meno all’obbligo di preavviso nei casi indicati.
Sebbene alcuni enti abbiano adottato regolamenti interni relativi all’obbligo di preavviso relativo ai permessi retribuiti, ad oggi, esistono solo circolari Inps redatte nel 2010 che affrontano l’argomento e che, semplicemente, accennano ad un congruo anticipo, ma nulla è ancora stato fatto da un punto di vista legiferativo.
Resta tuttavia fermo il diritto dei lavoratori a non fornire alcuna giustificazione o informazione relativa all’utilizzo che dei giorni di permesso verrà fatto, in quanto il diritto dei lavoratori che presentano i requisiti necessari previsti dalla Legge non può essere alienato in alcun modo.
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