Infatti la recente sentenza del tribunale di Roma che interessa l’Agenzia delle dogane e monopoli conferma che le posizioni organizzative altro non sono che la prosecuzione degli incarichi dirigenziale dichiarati illegittimi dalla consulta.
Va detto che la Corte costituzionale aveva dato precise indicazioni, ovvero concorsi e nelle more affidamento di reggenze ai più elevati in grado, purtroppo il governo con la istituzione delle pos-pot ha vanificato gli effetti della sentenza significando che, di proroghe in proroghe, siamo giunti al 2018 per le regolari procedure selettive, il che chiaramente contrasta con gli interessi di coloro i quali attendono da oltre 15 anni di poter partecipare ad un concorso.
Cosi continuando la lotta alla evasione fiscale vuole essere una semplice e pura enunciazione.
Di seguito l’interrogazione parlamentare:
“Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, al Ministro dell’economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
si apprende dell’ennesima illegittimità perpetrata presso le agenzie fiscali nell’ambito delle procedure selettive avviate ai fini dell’attribuzione – ai sensi del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, come modificato dall’articolo 1-bis del decreto-legge 22 ottobre 2016, n. 193 – delle deleghe e delle posizioni organizzative temporanee (le cosiddette Pot);
con sentenza n. 4882 del 23 maggio 2017, il tribunale ordinario di Roma — sezione III lavoro ha dichiarato illegittimo, tra l’altro, il provvedimento di delega delle funzioni dirigenziali presso l’Agenzia delle dogane e dei monopoli «nella parte in cui consente ai Dirigenti degli uffici di livello dirigenziale non generale di delegare le funzioni relative agli uffici di cui hanno assunto la direzione interinale anche a funzionari in servizio presso Uffici diversi da quelli per cui è stata prevista la delega di funzioni»;
tale decisione si unisce alla moltitudine di sentenze della giustizia ordinaria, amministrativa e costituzionale (in particolare, la sentenza della Corte costituzionale n. 37 del 2015) in materia di attribuzione di funzioni dirigenziali illegittime. Non si comprende, pertanto, come mai ad oggi non siano intervenuti provvedimenti del Governo consequenziali a tali verdetti e si continui a consentire tali atti discrezionali, che sono inaccettabili in una pubblica amministrazione e che vanno contro ogni principio di uno Stato di diritto –:
quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa;
se e quali iniziative intendano adottare per contrastare le illegittimità esposte in premessa. (5-11780)”
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