A ribadire il concetto è la Commissione Tributaria Regionale di Roma, con la sent. n. 1727/17. Infatti, l’avviso che il Fisco fa recapitare al contribuente ha una funzione deflattiva, che deve essere assecondata: per questo motivo, l’accertato può e deve addurre motivazioni non tanto a propria difesa, bensì a giustificazione della propria situazione reddituale. Andiamo per gradi.
Redditometro 2017: quando scatta l’accertamento fiscale?
L’Agenzia delle Entrate invia una comunicazione di accertamento preventivo tutte le volte in cui vi sia discrepanza tra il reddito dichiarato dal singolo contribuente, in sede di autodichiarazione o tramite dichiarazione dei redditi, e la titolarità di beni a lui intestati, indice di capacità contributiva maggiore.
Nel momento in cui si decide di acquistare, o comunque farsi intestare i c.d. beni di lusso, infatti, si sarà maggiormente esposti al controllo tributario del Fisco, volto ad accertare le fonti reddituali dalle quali il soggetto attinge ai fini di mantenere i suddetti beni. Perlopiù, si fa riferimento ad immobili e ad automobili.
Attenzione: i Beni di Lusso sono indice di capacità contributiva
I costi connessi a tipologie di beni simili possono essere, ad esempio, le spese di condominio, le tasse sugli immobili, il bollo e l’assicurazione, nonché la benzina, in caso di automobili di grossa cilindrata.
Il c.d. contraddittorio preventivo in via amministrativa, dunque, serve proprio a questo: permette al contribuente intestatario di beni di lusso di addurre dimostrazione riguardo alla provenienza di redditi diversi da quelli dichiarati per mantenerne i costi. Diversamente, potrebbe anche condurre alla correzione di quanto erroneamente dichiarato in sede di dichiarazione dei redditi.
La discrepanza è rilevata da software di cui il Fisco dispone, in grado di intercettare possibili incongruità tra il reddito dichiarato formalmente e quello concretamente richiesto dallo stie di vita condotto dal contribuente sospetto.
Speciale Fisco
Come difendersi dall’accertamento fiscale?
Ad ogni modo, in caso di avviso e di pronta risposta, che stia a giustificare il dubbio sollevatosi, nulla quaestio. Ma cosa succede se si accerta che vi è stata una dichiarazione dei redditi difforme dalla realtà?
Quando la differenza è superiore al 20%, nonché in tutti i casi in cui non sia data dal contribuente pronta risposta, scatta quello che viene detto “accertamento sintetico”: si tratta di un’occasione più formalistica che viene data nuovamente al contribuente non in regola di fornire difese della propria situazione reddituale. L’unica spiegazione ammissibile secondo la legge, sarebbe costituita dall’esistenza di redditi già tassati o non soggetti a tassazione del contribuente: questi possono essersi ottenuti, ad esempio, grazie ad una donazione, una vincita al gioco, un’eredità, un mutuo, una vendita di beni che già aveva. Oppure dalla dimostrazione dell’inesistenza del reddito presunto, o della sua inferiorità.
Se le sue difese sono insufficienti o se omette di rispondere alla lettera, inizierà l’accertamento fiscale vero e proprio, contro il quale non sarà più possibile presentare le difese che prima potevano essere sollevate. L’unico diritto riconosciuto in questa fase al contribuente è quello di sollevare eccezioni nuove, ovvero non rilevabili prima che si aprisse il procedimento.
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