Il Decreto legge n. 25/2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale venerdì 17 marzo, stabilisce che i buoni già richiesti potranno continuare a essere usati fino al 31 dicembre 2017, dopodiché dal 2018 i voucher spariranno del tutto. Per il lavoro accessorio e occasionale potrebbero arrivare adesso i “mini jobs” con un tetto al numero di giorni ma contributi previdenziali pieni.
Le nuove proposte, comunque, sono ancora sul tavolo: il Governo sta studiando come e quando rimpiazzare i voucher sia per le famiglie che per le imprese. Vediamo allora cosa potrebbe cambiare nei prossimi mesi.
Leggi qui il Decreto Legge che sancisce l’eliminazione dei voucher.
Pubblicato il Decreto: ufficiale l’addio ai voucher
Il Decreto Legge del 17 marzo recepisce quindi interamente le richieste della CGIL e dei referendari e abolisce i contestatissimi voucher lavoro. Prevista, come accennato, una finestra temporale di alcuni mesi che permetterà ai committenti di utilizzare i buoni richiesti alla data di entrata in vigore del decreto fino al 31 dicembre 2017. Poi la disciplina del lavoro accessorio cambierà completamente.
Evitato, quindi, il referendum del 28 maggio che tanta (ulteriore) instabilità avrebbe portato al Governo Gentiloni. Il Consiglio dei Ministri, comunque, sembra aver raggiunto una decisione compatta sull’argomento: come dichiara lo stesso Gentiloni, i voucher erano “la risposta sbagliata a un’esigenza giusta”. La “regolazione seria del lavoro saltuario e occasionale”, dovrà quindi comunque essere fatta “nelle prossime settimane”.
Imprese: dal 2018 i mini jobs al posto dei voucher?
Già, ma come? Il Governo dovrà adesso procedere in fretta per assicurare, soprattutto ai giovani e agli anziani, la possibilità di svolgere lavori occasionali essendo tutelati.
Per le imprese si sta pensando, innanzitutto, a un particolare tipo di contratto già sperimentato in Germania con il nome di mini jobs. Il nome sarà quasi sicuramente cambiato in Italia, ma la sostanza dovrebbe rimanere la stessa: un contratto che concede al lavoratore la stessa percentuale di contributi previdenziali dei contratti “normali”, ma con un limite massimo di ore lavorative.
Si parla, nella pratica, di 400 giorni nell’arco di tre anni: sopra tale soglia scatterebbe per le aziende l’obbligo di assunzione con contratto regolare.
La nuova piattaforma telematica per le famiglie
Soluzione differente, a quanto pare, per i lavori commissionati dalle famiglie.
Il Governo sta infatti pensando di istituire una piattaforma telematica alla quale potranno iscriversi sia le famiglie committenti sia gli aspiranti lavoratori occasionali (nella pratica, colf e badanti). La prestazione potrebbe essere pagata direttamente online, e l’intero servizio sarebbe gestito dall’Inps. I lavoratori, in questo modo, sarebbero meglio selezionati e maggiormente tutelati.
Si parla, tuttavia, di tempi più lunghi di quelli molto stretti delle nuove misure per le imprese. Secondo le previsioni, i provvedimenti per le aziende saranno frutto di un imminente disegno di legge, mentre la piattaforma per le famiglie potrebbe essere approvata ufficialmente solo con la prossima Legge di Bilancio.
Le critiche all’abolizione dei voucher
Nel frattempo, è bene notare, insieme al plauso della CGIL e di buona parte dei lavoratori, l’abolizione dei voucher ha sollevato numerose critiche da parte delle imprese. Le aziende erano infatti molto più favorevoli a una regolamentazione più severa dei buoni (soluzione prevista fino a pochi giorni fa dal Governo) piuttosto che alla loro eliminazione.
Lo stesso Ministro del Lavoro Poletti ammette che esiste un concreto rischio di aumento del nero per tutti i lavori occasionali non coperti da contratto regolare. Sta al Governo, d’accordo con i sindacati, elaborare una nuova strategia vincente.
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