Infatti, come attualmente previsto per il Sia, la misura di sostegno alle famiglie potrà essere assegnata solo in caso di Isee non superiore a 3mila euro. L’erogazione continua sarà subordinata alla partecipazione attiva alle ricerche di occupazione e alle iniziative di formazione e riqualificazione da parte di tutti i componenti della famiglia sostenuta: in considerazione di ciò, qualora uno dei componenti non si attenga al programma di inclusione, farà perdere anche al resto della famiglia il beneficio previdenziale.
Si prevede che le modalità di utilizzo dell’assegno anti-povertà saranno simili a quelle già previste per il Sia: infatti, l’assegno sarà probabilmente accreditato su una carta prepagata, con cui gli assegnatari possono acquistare generi alimentari, beni di prima necessità e medicinali, o a pagare le bollette. L’ammontare del credito può variare dagli 80 ai 400 euro mensili per famiglia, a seconda della sua consistenza: il Ministro Poletti, inoltre, volendo attingere anche a risorse europee, vuole portare il tetto massimo a 480 euro.
Reddito d’Inclusione: quali saranno i requisiti d’accesso?
Molto probabile è l’emulazione dei requisti già previsti per il Sia anche per l’assegnazione del Nuovo Rei, tra cui:
- il reddito Isee del nucleo familiare che non superi i 3mila euro all’anno;
- l’assenza di proprietà di beni di valore (ad esempio, non devono esserci autoveicoli nuovi acquistati da meno di un anno)
- la partecipazione ad un programma di inclusione attiva, che consisterà ella ricerca di un lavoro e nella formazione e qualificazione personale degli stessi.
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Programma d’inclusione: in cosa può consistere?
Al fine di mantenere il beneficio del Reddito d’Inclusione, i componenti delle famiglie assegnatarie degli assegni dovranno ottemperare ad alcune attività, tra cui la:
- Presentazione alle convocazioni dei servizi sociali del Comune responsabili del progetto; il preavviso, per le convocazioni, va da un minimo di 24 a un massimo di 72 ore;
- ricerca attiva del lavoro;
- adesione a iniziative per il rafforzamento delle competenze nella ricerca attiva di lavoro;
- adesione a iniziative di carattere formativo o ad altre iniziative di politiche attive o di attivazione;
- accettazione delle offerte di lavoro congrue;
- rispetto della frequenza e l’impegno scolastico;
- assunzione di comportamenti di prevenzione e cura volti alla tutela della salute.
Non sono mancate, in ogni caso, critiche da parte della minoranza parlamentare: in particolare, la senatrice Catalfo ha affermato che “le misure contro la povertà varate con le ultime leggi di finanza pubblica appaiono largamente insufficienti a garantire tutti coloro che oggi vivono in una condizione di povertà e non si pongono l’obiettivo di trovare strumenti strutturali e universali di lotta alla povertà nel medio e lungo periodo“.
Inoltre, ad oggi risultano inclusi nella misura previdenziale solo gli stranieri c.d. lungo-soggiornanti, ovvero che risiedano in Italia da almeno cinque anni. Questo ha già scatenato polemiche rispetto alla discriminazione tra breve e lunga permanenza sul territorio nazionale, anche in riferimento ad un’altra misura di assistenza, ossia il Bonus Mamma o Premio alla Nascita, garantito solo alle donne straniere provviste di regolare permesso di soggiorno (per approfondire, leggi qui).
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