Tenendo presente il recente decreto correttivo del Jobs Act, che ne ha regolato l’utilizzo definitivamente, di seguito riportiamo una breve guida che illustra i casi in cui utilizzare i voucher lavoro e come funzionano.
Cosa sono i voucher lavoro?
Si tratta di buoni lavoro del valore di 10 euro da usare come forma di pagamento per il lavoro accessorio o occasionale, ossia i casi in cui la prestazione fornita è del tutto saltuaria e accessoria. Ciascun voucher corrisponde, di norma, ad un’ora di lavoro fornito.
Tuttavia, il valore di 10 euro è una cifra lorda: solo 7,50, infatti, vanno al lavoratore, dei restanti 2,50 euro, 1,80 euro vanno all’INPS e 70 centesimi all’INAIL.
Il reddito da voucher lavoro rimane comunque esente da tassazione.
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Lavoro occasionale o accessorio: cosa si intende?
Si tratta di quel tipo di prestazione fornita in maniera saltuaria e discontinua, non riconducibile ad un contratto di lavoro tradizionale. Quindi, il lavoratore non deve essere assunto dal committente, né lavorare esclusivamente per lui; inoltre, cosa molto importante, il compenso netto annuo per singolo committente non può superare i 2mila euro.
I compensi totali, compresi tutti i committenti, non possono superare i 7mila euro all’anno.
E’ stato, anche chiarito dall’INPS che il lavoro occasionale “è limitato al rapporto diretto tra prestatore e utilizzatore finale“, ed è quindi escluso che un’impresa possa reclutare e retribuire lavoratori occasionali “per svolgere prestazioni a favore di terzi, come nel caso dell’appalto o della somministrazione”.
Lavoro occasionale e Agricoltura: quali limitazioni?
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Si precisa che il lavoro occasionale è ammesso in tutti i settori occupazionali, con specifiche eccezioni che riguardano il settore agricolo. In questo settore, infatti, e nel caso di attività agricole stagionali, possono fornire prestazioni di lavoro occasionale soltanto i pensionati e i giovani con meno di 25 anni di età e regolarmente iscritti presso un’università (il limite di 25 anni decade nel caso di attività non stagionali).
Invece, possono ricorrere a qualsiasi soggetto “purché non sia stato iscritto l’anno precedente negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli” le aziende agricole con un volume d’affari inferiore a 7mila euro.
Voucher lavoro: nuova tracciabilità
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In base al nuovo decreto correttivo del Jobs Act è stata rafforzata la tracciabilità del voucher lavoro. Il committente ora è tenuto a comunicare alla sede territoriale dell’ispettorato del lavoro i dati anagrafici del lavoratore e la durata della prestazione.
Nello specifico:
– i committenti non appartenenti al settore dell’agricoltura hanno l’obbligo di comunicare all’ispettorato del lavoro, mediante sms o posta elettronica, i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore, insieme a data e luogo della prestazione e alle sue ore di inizio e fine, almeno 60 minuti prima dell’inizio dell’operazione;
– i committenti imprenditori agricoli devono invece comunicare, con le analoghe modalità, i dati relativi al lavoratore e alla prestazione svolta “con riferimento ad un arco temporale non superiore a tre giorni”.
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Le sanzioni per mancata comunicazione
Allo scopo di smascherare i datori di lavoro che evadono le norme fiscali e previdenziali, in caso di mancata comunicazione dei dati del lavoratore e della prestazione, i committenti rischiano sanzioni che variano dai 400 ai 2400 euro a seconda delle caratteristiche del lavoro svolto.
I committenti che pagano con voucher fino a 30 giorni lavoratori che svolgono prestazioni continuate e non occasionali rischiano anche di incorrere in una sanzione fino a 9mila euro per lavoratore. Questa somma è cresciuta del 20% in caso di lavoratori stranieri o minori in età non lavorativa.
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