Ma si può fare o si viola la privacy?
Controllare la badante o la baby sitter installando una telecamera si può?
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Controllare una persona tramite l’installazione di una telecamera nascosta per registrare ciò che fa a sua insaputa è, specie nella nostra società, una questione assai dibattuta.
Se da una parte consentirebbe di prevenire il rischio di crimini, come nei casi di violenza su minori ed anziani, dall’altra, però, costituirebbe una violazione della privacy di lavoratori come colf, badanti e babysitter e, in quanto tale, in contrasto con lo Statuto dei lavoratori che vieta controlli a distanza con telecamere e videosorveglianza. Allora come orientarsi?
Jobs Act: cosa prevede?
Lo Statuto dei lavoratori, con il Jobs Act, ha subito parziali modifiche, liberalizzando l’uso di telecamere e sistemi di videoripresa dei lavoratori. Questo a condizione che ricorrano i seguenti presupposti:
1) lo scopo del controllo non sia quello di verificare la qualità della prestazione lavorativa, ossia per vedere, ad esempio, se la badante è premurosa con un proprio caro, oppure se ne va 10 minuti prima da casa, ma unicamente per scongiurare il rischio di possibili reati, come nel caso di una babysitter che picchi un bambino;
2) le rappresentanze sindacali o della Direzione territoriale del lavoro (Dtl) abbiano autorizzato anticipatamente il controllo. Dal momento che si tratta di diritti “indisponibili”del lavoratore, il semplice consenso informato del dipendente, ossia l’espressa accettazione di essere ripreso durante le sue attività, non sia di per sé sufficiente ad escludere la necessità di un accordo con i sindacati o l’autorizzazione amministrativa della Dtl;
3) l’obiettivo del controllo punti a salvaguardare l’azienda, la sicurezza del lavoro e del patrimonio aziendale e mai a verificare la qualità della prestazione lavorativa.
Quando questi requisiti non valgono?
A dispetto di ciò, nel caso in cui le telecamere nascoste siano installate per scongiurare attività potenzialmente criminose, come alcune recenti sentenze hanno dimostrato, è possibile schivare questi requisiti.
Questo perché in vari casi, come quello di un dipendente che ruba dalla casa o che si appropria di alcuni oggetti del magazzino, o ancora quello di una badante che picchia l’anziano o di una babysitter che si addormenta davanti alla televisione o che si apparta mentre il bambino piccolo piange nella culla, le prove registrate da queste telecamere, anche se ottenute senza il consenso del dipendente e dei sindacati, possono essere utilizzate in un eventuale processo penale contro il dipendente incriminato.
Un caso recente
Proprio in merito al caso, piuttosto recente, di una baby sitter, una rilevante sentenza del Tribunale di Milano ha sdoganato l’uso delle telecamere per filmare questo tipo di lavoratori ed affini.
L’unica condizione posta è stata che il fine ultimo di queste sia quello di tutelarsi dai ladri. Quindi, secondo tale pronuncia, una colf può essere sia filmata che registrata a sua insaputa con le telecamere della videosorveglianza della casa dove lavora, a patto che queste siano state installate per scongiurare l’accesso di possibili ladri quando la famiglia non è presente.
L’intento è, infatti, prevenire la commissione di reati e non controllare l’operato del lavoratore.
Scontenti della badante o della colf? E’ possibile il licenziamento immediato?
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Per tutti coloro che sono scontenti dell’operato della propria badante e/ colf, volendola licenziare di punto in bianco, lo possono fare? Il contratto collettivo nazionale delle colf dice che è possibile, in maniera eccezionale, il recesso libero, ossia senza giusta causa o giustificato motivo, a patto che venga dato il preavviso. Le comuni regole dei dipendenti, quindi, non valgono.
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