La prima, The creativity room, era il luogo dove sognare, dove ogni idea poteva esprimersi liberamente.
Nella seconda, The storyboard room, le idee venivano raccolte, coordinate e si realizzava materialmente lo storyboard.
Nella terza, The sweatbox room, una piccola stanza sotto le scale, i progetti realizzati venivano criticati senza alcuna pietà, ogni particolare veniva sviscerato e se necessario stroncato.
Si consiglia il seguente volume:
Palpitare di menti
Che cos’è un laboratorio formativo? Quali apprendimenti, consapevolezze, trasformazioni, incrementi di competenze persegue per chi vi prende parte? Con quali approcci ed esiti? Il testo presenta e analizza esperienze di formazionecondotte dagli autori: pedagogisti, psicologi, consulenti pedagogici, ricercatori, che adottano un’ottica sistemica e com-posizionale in pratiche di educazione con gli adulti o con famiglie ‘bloccate’ da pattern ripetitivi e non più generativi. Il taglio è operativo, narrativo, riflessivo e fortementeimplicato. Nella trattazione, ampio spazio occupal’impiego dei linguaggi estetici e artistici, che dialogano con l’emisfero cerebrale destro e sollecitano un apprendimento intuitivo ed emozionale celebrandone palpitanti connessioni, come ad esempio nell’impiego della metafora, del simbolo, del pensiero immaginario, abduttivo e corpoetico.Contributi di prestigiosi esperti nazionali e internazionali, in forma di intervista dialogica, si alternano ai capitoli, a testimonianza di un ventaglio di approcci vitale e multiforme. L’opera si rivolge in particolare a professionisti della relazione educativa, della cura e della formazione, che operano nei servizi alla persona in contesti privati e pubblici e che hanno perlopiù il gruppo come destinatario e interlocutore. Beppe Pasini Psicologo, psicoterapeuta, formatore. Docente di Pedagogia Sperimentale all’Università Statale di Brescia. Collabora alla cattedra di Pedagogia della Famiglia all’Università di Milano Bicocca dove si occupa di supervisione ai tirocini formativi e svolge attività didattica nei laboratori pedagogici interdisciplinari. Didatta del Centro Milanese di Terapia della Famiglia e centro di consulenza sulla relazione Shinui di Bergamo.
a cura di Beppe Pasini | 2016 Maggioli Editore
19.00 € 18.05 €
Le idee, in questo caso, ritornavano nella prima stanza e così via, fino a quando, raggiunta la fatidica terza stanza, nessuna critica poteva più essere formulata. Voleva dire che il progetto era pronto per essere realizzato. Pinocchio, Bambi, Fantasia hanno subito questo faticoso percorso prima di trasformarsi in quei capolavori che ben conosciamo.
Una delle principali caratteristiche del genio di Disney era la capacità di esplorare le cose attraverso diverse posizioni percettive, diversi modi cioè di percepire la realtà esterna. Disney ha scoperto che dietro al comportamento creativo ci sono sempre queste tre diverse modalità di pensiero, queste tre anime: il sognatore, il realista e il critico, tra loro concatenate e insostituibili.
Ad ognuna viene inoltre associata una domanda caratteristica: “want to” al sognatore, “how to” al realista, ” chance to” al critico. Il sognatore è necessario alla creatività per generare nuove idee, il realista per dare loro concretezza, il critico per migliorarle. Un sognatore senza un realista non riuscirà mai a concretizzare i suoi sogni, un critico e un sognatore resteranno bloccati in perenne opposizione, un sognatore e un realista, senza la collaborazione di un critico, otterranno risultati di bassa qualità. Un critico e un realista, senza l’impulso di un sognatore, difficilmente andranno al di là di un risultato banale e prevedibile. Ogni fase può essere considerata come una strategia di pensiero autonoma, ma è solo dalla loro interazione che nasce una strategia vincente.
La strategia Disney è diventata un vero e proprio modello, una tecnica, utilizzabile sia in creatività che nel business. In ogni fase del processo creativo, a prescindere dalla tecnica o dagli strumenti adottati, diventiamo di volta in volta sognatori, realisti o critici. Il grande contributo di Walt Disney, ancora una volta, è stato quello di raccontarcelo con leggerezza e ironia, il nostro impegno può essere quello di sperimentare nel nostro quotidiano questo approccio, l’importante è mantenere separati i tre ruoli nella loro sequenza, come le tre stanze degli Studios.
Allora regaliamoci un momento che sia dedicato solo al nostro sognatore, senza condizionamenti e inutili giudizi, libero di esprimersi, e poi, meglio a distanza di tempo, permettiamoci di rivedere quei sogni in una chiave più concreta, realista, cerchiamo di riportarli sulla terra facendoli diventare dei progetti. Solo alla fine, meglio se facciamo passare ancora un po’ di tempo, autorizziamoci a criticarli, ad esaminarli per cercare e aggiustare gli eventuali difetti.
Avremo così pronto un nuovo progetto, migliorato rispetto all’inizio e pronto per essere regalato di nuovo al nostro sognatore che sarà di nuovo libero di aggiungere, di cambiare, di far volare la fantasia, in un nuovo ciclo creativo, fino a quando nessuna delle nostre 3 anime creative potrà aggiungere o modificare alcunché. Solo a quel punto saremo sicuri che il nostro progetto è veramente pronto. E sarà sicuramente un successo.
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